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Tirreno Power ritira la procedura di mobilità. I sindacati sospendono lo sciopero di domani, 22 settembre, mentre viene confermato quello dello straordinario del 19 ottobre. Questo il risultato della riunione di ieri al Mise, che ha chiesto alle parti di trovare soluzioni al problema degli esuberi. Durante l’incontro, le Istituzioni (nazionali e regionali) e le organizzazioni sindacali hanno stigmatizzato la decisione unilaterale della società di aprire una procedura formale di licenziamento collettivo, nel mezzo di un confronto finalizzato a trovare soluzioni alternative, e hanno chiesto insistentemente alla Società stessa il ritiro della procedura.
Quella della Tirreno Power è una vertenza che va avanti da mesi e che mette a rischio 200 posti di lavoro nelle tre centrali termoelettriche (Vado Ligure; Torrevaldaliga Sud, sulla Civitavecchia-Roma; Napoli Levante) e nelle 17 centraline idroelettriche distribuite nell'arco dell'Appennino ligure. La Tirreno Power è investita da qualche anno da una pesante crisi industriale, per il quale ancora non si intravede un piano alternativo credibile per la reimpiegabilità del personale coinvolto dalla crisi.
"Il comportamento inspiegabile, e a nostro avviso irresponsabile, di Tirreno Power, che a lungo ha continuato a confermare la propria posizione, ha prodotto durante il confronto anche momenti di forte tensione – si legge in una nota di Filctem, Flaei e Uilctem –. Ci chiediamo come si possa, da una parte chiedere l’intervento delle istituzioni preposte per ottenere strumenti normativi ed economici necessari alla gestione della crisi in atto e al contempo insistere nel rifiutare l’invito, fatto dalle stesse istituzioni, finalizzato a ripristinare un clima più tranquillo e collaborativo, sicuramente utile per provare a trovare soluzioni sostenibili in una vertenza così complicata e drammatica. Istituzioni con le quali è indispensabile costruire un rapporto collaborativo per individuare soluzioni utili a gestire la profonda crisi in cui versa non solo Tirreno Power ma tutto il settore della generazione termoelettrica".
Al termine dell’incontro, finalmente, la società ha accettato di rivedere la propria posizione e ha comunicato il ritiro della procedura di mobilità precisando che in assenza di soluzioni alternative la stessa dovrà inevitabilmente essere riattivata per renderla operativa dal primo gennaio del prossimo anno.
"Si apre così una finestra temporale di circa un mese, durante la quale le parti sono chiamate dallo stesso ministero a individuare un percorso condiviso per la gestione delle eccedenze, indispensabile anche per l’attivazione degli ammortizzatori straordinari conservativi da noi tutti richiesti - spiegano i sindacati –. Il percorso prevede, sempre su indicazioni del ministero, anche l’attivazione di tavoli di confronto territoriali alla presenza delle istituzioni locali preposte per individuare le disponibilità che ciascuna delle Parti può mettere in gioco per risolvere il problema occupazionale".
A livello nazionale verranno svolti incontri di indirizzo generale e di sintesi complessiva prima del nuovo appuntamento presso il Mise previsto per il prossimo 12 o13 ottobre. Prima di queste data, potranno anche essere necessari incontri tecnici con i ministeri competenti per verificare il pieno utilizzo degli ammortizzatori sociali conservativi previsti.
"Sarà un percorso complicato, pieno di difficoltà, che comporterà inevitabilmente sacrifici e che pertanto impone a tutti un approccio costruttivo, abbandonando posizioni tattiche e preconcette. È il momento della proposta che deve essere seria, concreta e finalizzata al pieno recupero occupazionale nei tempi, speriamo i più ampi possibili, che avremo a disposizione – continua la nota –. Per questo chiediamo fin da subito a Tirreno Power, ai soci di riferimento (Engie e Sorgenia) e alle istituzioni di mettere in campo ogni disponibilità, anche straordinaria, in quanto questa vertenza, per trovare una soluzione sostenibile, ne ha disperatamente bisogno".