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Martedì 28 aprile i tirocinanti della giustizia saranno in piazza a Roma, con una manifestazione nazionale per chiedere un futuro per loro e le proprie famiglie. E' quanto annunciato da Cgil e Fp Cgil, in una conferenza stampa oggi (9 aprile) a Roma nella sede del sindacato di Corso Italia. Il caso dei tirocinanti della giustizia è al centro della mobilitazione: sono 2.650 ex cassintegrati, lavoratori in mobilità, disoccupati e inoccupati che dal 2010 a oggi hanno usufruito dei tirocini formativi negli uffici giudiziari (vedi la scheda: i tirocinanti della giustizia). Per evitare che dall'1 maggio si ritrovino senza lavoro e reddito, il sindacato proclama diverse iniziative di lotta: il 17 aprile manifestazioni territoriali in più città (Milano, Bologna, Reggio Calabria, Napoli, Cagliari), il 28 aprile la manifestazione nella capitale.
Nell'appuntamento di oggi hanno parlato proprio i lavoratori coinvolti. Come Stefania, impegnata dal 2010 al Tribunale di Pescara. "Mi alzo la mattina e dico che vado al lavoro, non al tirocinio. Nella Cancelleria civile infatti faccio di tutto, non certo le fotocopie. Mi occupo di ciò che serve, ho intrapreso negli anni un percorso di apprendimento, svolgo un ruolo di supporto che mi è riconosciuto da tutti gli altri lavoratori. E' stata un'esperienza bella e intensa, anche se pagata pochissimo. Al governo voglio chiedere: in cinque anni di tirocinio abbiamo perfezionato le nostre competenze, ma per fare cosa? Dobbiamo spenderle negli uffici giudiziari che hanno bisogno di noi. Il governo non lasci a casa oltre 2.600 lavoratori formati".
Sulla stessa linea Daniele, tirocinante al Tribunale civile di Roma. "Anche io dico 'vado a lavoro', altro che tirocinio: un tirocinio ha senso solo se viene inserito in un percorso. L'organico della giustizia è molto sottodimensionato (9.000 posti scoperti in tutta Italia, ndr), i dipendenti di ruolo sono dimenticati e aspettano una rivalutazione. Anche questi hanno riconosciuto la nostra funzione, ci sono stati vicini e ci hanno formato. Il nostro è lavoro vero: pensate che mi è stato negato perfino un giorno di ferie per assenza di personale".
"Lo Stato ha investito in cinque anni risorse per formare i tirocinanti, presumibilmente in vista di un inserimento stabile, ma non dà loro alcuna prospettiva a partire dall'1 maggio". Lo ha detto il segretario confederale della Cgil, Gianna Fracassi, illustrando la situazione. "Da parte del governo non c'è nessuna assunzione di responsabilità, anzi denunciamo un'indifferenza rispetto alla loro sorte. Non solo: si cerca di fare una contrapposizione tra tirocinanti e lavoratori a tempo indeterminato, ma è una tecnica che non funziona. Si tenta di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri, è inaccettabile questo 'sciacallaggio'. Serve un tavolo dedicato ai tirocinanti. La riforma della giustizia - illustrata dal ministro Orlando - non si fa senza il personale".
"Non è un'operazione assistenziale, è l'opposto: ci sono donne e uomini che fanno un lavoro e per questi chiediamo un riconoscimento, con contratto e regole a cui uniformarsi". Così il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte. "I tirocinanti svolgono funzioni che servono al sistema giustizia, rendono più efficaci i servizi ai cittadini. Chiediamo un salto di qualità, il loro diventi un rapporto di lavoro vero. Non vogliamo la luna: ci piacerebbe un contratto a tempo determinato. Sulla traduzione contrattuale, poi, vigileremo con attenzione".
Infine il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. "Il problema è come si discute di occupazione in questo paese, se il lavoro è una priorità oppure no. Qui si sta costruendo un mostro: invece di dare una prospettiva di lavoro alle persone, in un settore critico come la giustizia, si tenta di contrapporre i lavoratori tra loro, si utilizza il dramma della disoccupazione per innescare una guerra tra poveri e lotta al ribasso. Ma i lavoratori sono uniti, sia dipendenti che tirocinanti, quindi il governo sappia che l'idea di dividere ha le gambe corte, è una strada senza prospettive. Poi - ha aggiunto - non è vero che ci sono necessità e obblighi da rispettare per forza, si possono fare scelte diverse e trovare le risorse, per esempio utilizzando il Fondo unico per la giustizia. Serve rispetto per le persone che hanno prestato un lavoro essenziale: i tirocinanti hanno migliorato il servizio ai cittadini, solo per questo vanno trattati con grande considerazione".