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Pubblichiamo un articolo tratto da Rassegna Sindacale, n.29, del luglio 1989
La Federazione autonoma dei lavoratori appare nel maggio del 1989 come l'embrione di un futuro movimento sindacale indipendente in Cina. Esso sorge a fianco delle dimostrazioni studentesche iniziate nell'aprile dell'89 con la richiesta di una maggiore democrazia, la fine della corruzione, un più aperto e responsabile governo e la formazione di organizzazioni autonome di studenti. Sotto la stessa bandiera della Federazione autonoma dei lavoratori e i risuonanti slogan in favore della democrazia e della libertà di associazione, a metà maggio 50- 100 lavoratori installano il loro quartier generale sotto una tenda ai bordi di quelle degli studenti nella piazza Tiananmen di Pechino. La maggior parte degli aderenti alla Federazione autonoma sono lavoratori del settore industriale, lavoratori dei servizi e intellettuali. Il nucleo centrale è costituito da siderurgici, lavoratori delle ferrovie, lavoratori del trasporto aereo, addetti alle cucine dei ristoranti, studenti e avvocati. Oltre che da Pechino, i lavoratori del campo provengono da altre zone come Tianjin, Samxi, dalle città del nord-est, da Jiangsn, e fra loro sono comprese tutte le fasce di età, dai giovani ventenni ai quasi cinquantenni. La loro iniziativa è il primo aperto tentativo da parte dei lavoratori di costituire un'organizzazione al di fuori della direzione ufficiale della Acftu (Federazione degli studenti di tutta la Cina).
Gli organizzatori danno inizio alla loro azione attraverso la diffusione di pamphlet e volantini per far conoscere le critiche all'attuale politica del lavoro, alla struttura sindacale e per diffondere la richiesta di un autentico e democratico movimento dei lavoratori. Essi mettono in piedi anche un sistema pubblico di conferenze per spiegare alla gente le loro richieste. Gli organizzatori lavorano in condizioni severe, manifestando con picchetti 24 ore su 24 ore nella piazza sotto fragili tende, nell'arsura del caldo, alla pioggia e al freddo senza poter mangiare e dormire. Essi sono frastornati da pesanti altoparlanti che si fronteggiano da due direzioni. Da una parte le loro trasmissioni continuano a ripetere le richieste degli operai punteggiate dall'Internazionale e altri canti. Dall'altra parte il sistema pubblico di conferenza del governo centrale strombazza la propaganda ufficiale, ripetendo le disposizioni sulla legge marziale e dando avvertimenti ai dimostranti. A qualsiasi ora del giorno centinaia e a volte migliaia di lavoratori e cittadini si affollano attorno agli altoparlanti della Federazione per ascoltare i discorsi. Tutte le volte che il sindacato provvede a stampare dei volantini (in un modo saltuario a causa della mancanza di attrezzature per la stampa) la folla accorre per afferrarne uno. La richiesta oltrepassa sempre di molto quanto può essere fornito. A metà maggio, durante la campagna degli studenti per la democrazia e la libertà, i lavoratori costituiscono il sindacato. I fondatori considerano che la lotta per la democrazia e la libertà si collega con i loro immediati interessi, e intendono dare ai lavoratori una vera e indipendente rappresentanza in sede di decisione politica come pure un miglioramento delle condizioni economiche. Gli aderenti e i corrispondenti sono reclutati sul posto, e diverse centinaia di lavoratori firmano subito e ricevono la tessera. Il Tuec (il centro di formazione sindacale di Hong Kong), tra il i° e il 3 giugno precedente il massacro, si reca giornalmente alla tenda dove è accampata la Federazione sulla piazza Tiananmen. La situazione è già di crescente tensione. Tre dei capi della federazione sono stati arrestati dall'ufficio di Pubblica sicurezza all'inizio della settimana. Pur essendo più tardi rilasciati, sono sotto stretta sorveglianza, e perciò restano nascosti. Anche gli altri capi erano ricercati dagli agenti della Pubblica sicurezza e perciò fanno la loro comparsa in occasioni saltuarie.
Durante gli incontri avuti con loro, come Tuec, discutiamo gli sbocchi e i problemi ai quali i fondatori del sindacato si sono dedicati, i loro bisogni e piani futuri. I sindacalisti della Federazione capiscono che la priorità è di stabilire una rete di comunicazione con i lavoratori dei piccoli centri, consolidare internamente l'organizzazione, diffondere ulteriormente le loro idee, sviluppare il numero degli iscritti e far crescere le risorse, la capacità di direzione, le professionalità e le infrastnitture necessario alla nuova federazione. Essi vedono il principale ostacolo nell'antagonismo chiaramente espresso del governo e del movimento sindacale a direzione governativa, la Federazione dei sindacati esclusivamente cinese (Acftu). Le autorità li etichettano come un corpo di fuorilegge con elementi non in regola. Essi sono anche preoccupati che ci siano resistenze da parte di alcuni studenti verso il coinvolgimento dei lavoratori nella campagna per la democrazia. In effetti alcuni studenti avvertono la necessità di limitare la loro lotta all'interno del movimento studentesco e agli intellettuali. I problemi ai quali la Federazione è interessata si incentrano sulla burocrazia corrotta e l'esistenza di una casta privilegiata in Cina. Fra le principali dimostranze vi sono le ampie differenze di reddito tra i lavoratori e i direttori delle fabbriche, la mancanza di democrazia sul posto di lavoro, la mancanza di autentica rappresentanza dei lavoratori nei processi di decisione politica, l'insufficiente tutela sindacale e delle condizioni di lavoro, il deterioramento delle condizioni di vita dei lavoratori negli ultimi anni.
II 3 giugno i capi della Federazione parlano ancora dei modi da ricercare per legalizzare la loro organizzazione, attraverso un legame con alcune sezioni relativamente amiche dentro la Acftu, e raccogliendo l'appoggio dai partiti politici democratici. Essi insistono sulla necessità di organizzare la Federazione autonoma con mezzi costituzionali e legali e affermano di non opporsi al ruolo del partito comunista cinese. Il campo della Federazione autonoma è situato nella parte nord-orientale della piazza. La sera prima del massacro, le truppe vengono riunite in quel punto della piazza ed è certo che qualche forma di confronto sta per avvenire. I membri del sindacato sono fra i dimostranti più coraggiosi, tengono alte le loro bandiere e marciano in testa alla folla di fronte ai soldati in attesa. È da questo angolo della piazza Tiananmen che inizia il massacro. Alcuni studenti sopravvissuti al massacro ci riferiscono, nelle ore successive, che la maggior parte dei rappresentanti dei lavoratori della Federazione autonoma sono stati uccisi appena le truppe hanno iniziato ad attaccare. L'8 giugno, tre giorni dopo il massacro, il regime annuncia che la Federazione autonoma dei lavoratori insieme alla Federazione autonoma degli Studenti sono organizzazioni controrivoluzionarie, e che provvederà a una specifica retata per arrestare gli organizzatori e gli attivisti di questi gruppi. Il governo predispone una speciale linea telefonica affinché gli informatori aiutino a ricercare i membri di questi gruppi. Venerdì 9 giugno, più di centomila dimostranti si riuniscono a Shanghai. Fra le bandiere dei manifestanti vi sono quelle della Federazione autonoma dei lavoratori di Shanghai. Secondo quanto viene riferito ci sono almeno un migliaio di lavoratori radunati dietro questo vessillo, innalzato anche a Guangzhou dopo il massacro di Pechino. Le dimostrazioni continuano nella maggior parte delle città della Cina non appena la verità sugli avvenimenti di Pechino si diffonde.
Dopo il massacro operato dai carri armati sulle pacifiche dimostrazioni degli studenti e dei lavoratori a Pechino il 4 giugno, i successivi dieci giorni vedono dilagare il terrore nella capitale come pure in molte altre città cinesi. Il governo chiede alla gente di usare la speciale «linea calda» per riferire su qualsiasi capo o Gli studenti di Pechino in piazza Tiananmen attivista conosciuto per aver partecipato al movimento degli studenti autonomi o alla Federazione dei lavoratori. Il 12 giugno l'emittente televisiva centrale cinese (Cctv) mostra un capo della Federazione autonoma dei lavoratori di Shanghai, con i segni di dure percosse, detenuto dall'ufficio di Pubblica sicurezza. Lo stesso giorno attraverso i mezzi di informazione uflìciali, il governo cinese fa appello ai dirigenti dei sindacati per mobilitare i lavoratori e per porre fine alla Federazione indipendente dei lavoratori in tutto il paese. Viene riferito che Ho persone sono già cadute in una retata a Pechino molti giorni prima perché coinvolte nella Federazione. Alle forze militari e di polizia viene anche dato l'ordine di sparare e uccidere nel (orso degli arresti dei cosiddetti «attivisti contro- rivoluzionari».
Inizialmente l’Acftu sembra appoggiare il movimento per la democrazia degli studenti nella capitale ma, prima della violenta repressione, essa fa bruscamente marcia in dietro. Il 2 giugno, l'Adii fa una dichiarazione sul quotidiano di Pechino, in cui denuncia la Federazione autonoma dei lavoratori di Pechino come illegale, e chiede al governo di frantumare i picchetti e le altre attività organizzate dalla Federazione. .Nella dichiarazione l'Acftu chiama inoltre a raccolta i lavoratori in appoggio agli sforzi tesi ad attaccare ed eliminare la Federazione autonoma. In questo momento le autorità cinesi stanno per iniziare una massiccia e brutale caccia ai capi degli studenti e a quelli sindacali in lolla per la democrazia. Dalle nostre coincisa/ioni con gli organizzatori e i lavoratori, emerge che essi volevano semplicemente dare vita a un autonomo e democratico organismo dei lavoratori. Prima del massacro, uno dei loro principali obiettivi era quello di ricercare le strade per legalizzare l'organizzazione attraverso mezzi pacifici. Quando abbiamo chiesto se essi volevano premere per avere il diritto di sciopero (eliminato nel 1982 dal popolo cinese con un emendamento alla Costituzione) hanno risposto di no, in quanto volevano proprio organizzarsi nell'ambito della legge e della Costituzione della Cina.
Questi lavoratori hanno prodotto uno storico ed eroico movimento innalzando la bandiera delle Federazioni dei lavoratori autonomi a Pechino, Shanghai, Xian, Hangzhou, (Juangzhou e in altre città della Cina. Le loro azioni hanno rappresentato il primo aperto tentativo, dal 1949, dei lavoratori cinesi per ottenere il diritto a organizzarsi in modo indipendente.
* Quella che pubblichiamo è la testimonianza di Trini Leung, collaboratrice del Centro di educazione sindacale di Hong Kong (Tuec) e studiosa dei problemi del sindacato nell'area.