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Sono passati 3 anni dall’introduzione delle liberalizzazioni delle aperture domenicali e festive nel commercio da parte del governo Monti, e la motivazione della riforma, il rilancio dei consumi e l’incremento dei posti di lavoro, non ha trovato un riscontro positivo. La posizione contraria della Filcams è rimasta invariata, visto che, come da sempre ipotizzato dal sindacato, le liberalizzazioni non hanno risolto i mali del paese. Allo stesso tempo però, le aperture festive di centri commerciali e supermercati è ormai una consuetudine apprezzata dagli italiani, che confondono questi luoghi con spazi sociali di ritrovo, ormai assenti spesso nelle centri cittadini.
Intanto a pagarne le conseguenze sono le lavoratrici ed i lavoratori, costretti a rinunciare ormai ad ogni tipo di festività civile e religiosa a causa di turni di lavoro sempre più serrati.
“Il problema” spiega la Filcams Cgil, “non è semplicemente essere favorevoli o contrari al lavoro festivo e domenicale, ma contrari ad uno sviluppo insostenibile del commercio. Le conseguenze negative delle liberalizzazioni sono su più fronti: i piccoli commercianti non reggono i costi di gestione di 365 giorni di apertura con il conseguente impoverimento dell’offerta commerciale nei centri abitati e in particolare dei centri storici che si stanno letteralmente svuotando; le festività laiche e religiose si stanno impoverendo del loro significato originario riducendosi a semplici giorni di consumismo. E chi lavora nel settore peggiora evidentemente le proprie condizioni di vita.”
È per questo che la Filcams Cgil Nazionale rilancia la campagna la Festa Non Si Vende per la regolamentazione delle aperture domenicali e festive nel commercio. “L’intento” spiega la Filcams Cgil, “è quello di denunciare il peggioramento delle condizioni di lavoro e dimostrare il fallimento del decreto Salva Italia; ma allo stesso tempo elaborare una politica contrattuale adeguata e cercare di implementare le alleanze con le forse politiche, sindacali e associative che sostengono uno sviluppo sostenibile del commercio.”
L'auspicio è quello di poter sostenere una legge che riconsegni alle istituzioni locali la possibilità di regolamentare le aperture attraverso il confronto con le associazioni di rappresentanza.
“La proposta di legge elaborata dalla commissione attività produttive, anche se restituisce un ruolo ai comuni e alle regioni e limita le aperture festive, non soddisfa le nostre richieste perché non è vincolante per le imprese che restano libere di aprire quando vogliono” spiega il sindacato. La proposta, comunque, è già stata approvata alla Camera, ma giace in Senato ormai da mesi.
Intanto proseguono le proteste delle lavoratrici e dei lavoratori a livello territoriale. La Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil dell'Emilia Romagna hanno proclamato una giornata di astensione dal lavoro festivo dei lavoratori del commercio e degli addetti di tutte le attività svolte all’interno dei centri commerciali, nelle giornate del 6 Aprile (lunedì di Pasqua), del 25 Aprile (Festa della Liberazione) e 1° Maggio (Festa dei Lavoratori).
Hanno proclamato lo sciopero e l’astensione dal lavoro anche le segreterie Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil della Toscana, ribadendo la netta contrarietà alle aperture dei negozi per le prossime festività civili e religiose e chiedendo il rispetto del significato e del valore sociale di dette festività.