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Ancora una volta alla fine dell’anno il bilancio è pesante: l’economia e il lavoro in provincia di Terni restano in forte sofferenza. Lo testimoniano i dati resi noti oggi, 10 dicembre, dalla Camera del Lavoro provinciale, che in una conferenza stampa ha fatto il punto della situazione, indicando anche priorità e necessità di azione per il 2016.
Il primo, forte, campanello d’allarme – ha spiegato Attilio Romanelli, segretario generale della Cgil di Terni - deriva dai dati sulla cassa integrazione, che nel 2015 vedono un decremento del ricorso alla ordinaria, ma un contemporaneo fortissimo incremento della straordinaria (+130%) e uno più lieve, ma comunque significativo, della deroga (+23%). “È evidente – ha osservato il segretario Cgil - che questi numeri sottendono un mutamento dell’orientamento delle aziende, che si spostano su strumenti che hanno come punto d’arrivo la ristrutturazione. E non a caso in settori importanti come edilizia e trasporti prosegue una pesante emorragia occupazionale”.
A questo si aggiunge un altro dato negativo, molto significativo secondo Romanelli: per la prima volta nel 2015 il numero di imprese attive sul territorio provinciale è sceso sotto le 19mila unità.
“Il timore – ha spiegato il segretario - è che nel 2016 prosegua questo trend, sapendo peraltro che dal primo gennaio cambierà il sistema degli ammortizzatori e verranno meno alcuni strumenti di garanzia, come la cassa integrazione in deroga”.
Per questo la Cgil chiede discontinuità, in primo luogo in materia di relazioni sindacali e di cultura di impresa. “Nei giorni scorsi – ha riferito ancora Romanelli – come Cgil abbiamo denunciato alla Direzione territoriale del Lavoro il susseguirsi di richieste da parte delle imprese di derogare ai contratti, andando ad incidere naturalmente sul trattamento salariale. Questo fenomeno ci preoccupa molto – ha proseguito – perché continuare a giocare al ribasso, aggredendo il costo del lavoro, significa svilire le professionalità e abbattere la qualità dei processi e delle produzioni”.
Discorso analogo sugli appalti: la Cgil chiede una normativa regionale che metta fine alle pratiche di massimo ribasso ormai dilaganti, che scaricano ancora una volta tutti i costi sui lavoratori. “Su questi temi – ha aggiunto Romanelli – abbiamo riscontrato livelli di attenzione e disponibilità diversi da parte delle associazioni di imprese, con la sola netta chiusura di Confindustria”.
E proprio a Confindustria la Cgil lancia allora un appello chiaro: “Facciamo come in Emilia Romagna, dove tutti i soggetti hanno sottoscritto un patto per il lavoro che si basa su due principi fondamentali: il rispetto delle regole e la trasparenza nei rapporti”.
Infine, un passaggio rivolto alle istituzioni, che non possono essere un “soggetto passivo che ratifica le proposte di altri”. “Chiediamo tre cose – ha sintetizzato Romanelli - di smetterla con operazioni ragionieristiche fatte di soli tagli per far quadrare i bilanci, danneggiando servizi e welfare; di rendere più efficiente la macchina pubblica, a partire da infrastrutture e servizi; di mettere da parte titubanze e tatticismi rispetto allo strumento dell’Area di crisi complessa, che potrebbe costituire per Terni un importante mezzo di rilancio”.
La chiusura è dedicata alla battaglia in difesa di caf e patronati che la Cgil, insieme agli altri sindacati, sta portando avanti in questi giorni: “Deve essere chiaro – ha concluso Romanelli - che l’operazione del governo, fatta di tagli che mettono in ginocchio questi servizi, non danneggia i sindacati come si vuol far credere, ma danneggia direttamente le cittadine e i cittadini che ogni giorni ricevono servizi gratuiti e di qualità, a partire dalle fasce più deboli della popolazione”.