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La Cgil Basilicata è andata a Tempa Rossa, il giacimento petrolifero situato nell'alta valle del Sauro e al centro di numerose polemiche, per verificare le condizioni in cui vivono e operano i lavoratori. E quello che ha trovato non è certo tutto rose e fiori. “Ci troviamo in un territorio sempre più esposto e sempre meno controllato, sia da un punto di vista ambientale che dei diritti dei lavoratori”, ha detto Vincenzo Esposito della segreteria provinciale Cgil d Potenza a seguito del sopralluogo con una rappresentanza sindacale .
“L’accesso a Tempa Rossa – spiega Esposito – pur trovandosi su strada comunale, è stato quasi del tutto privatizzato. Parlare con i lavoratori ai tornelli è stato quasi impossibile a causa dello sbarramento e dell’intervento dei vigilanti. La sensazione è di trovarsi in una zona franca, dove la Total ha preso pieno possesso di questo pezzo di Basilicata. Una zona “sospesa”, come sospesi sono i diritti degli operai che ci lavorano”.
Si tratta di sei pozzi petroliferi e un centro di stoccaggio Gpl, ai quali, secondo progetto, verranno aggiunti altri due pozzi e un centro di trattamento. A regime, l'impianto avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio, 230.000 m³ di gas naturale, 240 tonnellate di Gpl e 80 tonnellate di zolfo. Eppure, solo dopo un quasi forzato accesso al Centro Oli i rappresentanti della Cgil hanno potuto incontrare i lavoratori e organizzare un’assemblea sindacale durante la quale è emerso come su circa 1300 lavoratori solo il 43% è costituito da lucani. Il resto proviene da fuori regione o dall’estero, come nel caso dei neo assunti polacchi, rumeni e albanesi che sono entrati a far parte dell’organico man mano che sono scaduti i contratti a termine di chi già lavorava a Tempa Rossa, compresi i lavoratori lucani.
“Il meccanismo che si è venuto a creare – denuncia ancora Esposito – permette all’azienda che ha vinto l’appalto di affidarsi completamente alle agenzie interinali per quanto riguarda le assunzioni. In un contesto in cui manca completamente un’interlocuzione con la Total è impossibile per il sindacato svolgere alcuna attività di tutela e salvaguardia dei diritti di questi lavoratori. Durante il sopralluogo abbiamo potuto verificare sul cantiere l’assenza di servizi igienici adeguati e di una mensa. Impossibile, inoltre, verificare il rispetto delle regole per le assunzioni dei lavoratori stranieri, ai quali per legge non può essere applicato lo stesso contratto di lavoro del paese d’origine.
L’assenza del sindacato e l’impossibilità dello stesso a parlare con lavoratori, istituzioni e azienda è secondo il sindacato un fatto gravissimo. La Cgil chiedie quindi alla Regione Basilicata, “che fino ad oggi non si è né occupata né preoccupata da un punto di vista di rispetto delle regole di una realtà così importante”, di intervenire con urgenza e di sollecitare gli enti preposti al controllo come Asp e ispettorato del lavoro affinché prendano i dovuti provvedimenti”.
“Chiediamo infine al presidente regionale Pittella – conclude Eposito- di risolvere definitivamente il problema interlocuzione con Total attraverso un nuovo contratto di sito che stabilisca definitivamente regole certe nell’appalto, nella tutela dei diritti dei lavoratori e nell’utilizzo della manodopera. La Cgil continuerà a stare affianco ai lavoratori attraverso ulteriori iniziative. Non si escludono forti azioni protesta e il blocco delle attività”.