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“Dopo l’intervento della magistratura al Centro Oli di Viggiano è inaccettabile quanto sta accadendo a Tempa Rossa. L’ennesima dimostrazione di una regione lasciata allo sbando, esposta a tutti i rischi a causa della totale assenza delle istituzioni". Sono le parole di Angelo Summa, segretario generale della Cgil Basilicata, rispetto alle denunce degli ultimi tempi dei lavoratori di Tempa Rossa e della Cgil di Potenza sulle condizioni di lavoro degli operai che da oggi (29 giugno) bloccano le attività ad oltranza.
Una protesta che ha portato nel pomeriggio però ad un primo importante risultato: il rinnovo di 70 lavoratori Tempa Rossa che erano in scadenza e non avevano, fino ad ora, avuto certezze sul futuro. "Adesso continueremo a verificare che tutte le questioni che attengono i diritti dei lavoratori, dal ripristino delle condizioni igieniche necessarie alla sicurezza sul luogo di lavoro, al rispetto dei contratti, siano realmente garantite", scrive in una nota la Cgil Basilicata.
In ogni caso, secondo il segretario Cgil Summa, la fragilità del territorio "è una delle questioni più preoccupanti per la nostra regione, perché il controllo degli organi preposti è fondamentale sia in termini di rispetto delle norme contrattuali che dei diritti dei lavoratori". Per Summa è quindi "inaccettabile che una multinazionale come la Total che ha un’attività imprenditoriale importante come Tempa Rossa, dove si dovranno estrarre 50.000 barili al giorno, non garantisca questi diritti e continui a operare violando ogni regola basilare e in assenza di controlli".
La Cgil chiede dunque alla Total il rispetto di regole e diritti, ma il sindacato sottolinea che "spetta alle istituzioni assicurare legalità, ambiente, sicurezza e diritti". Per questo la Cgil chiede un incontro urgente con il governatore Pittella "per stabilire regole certe e istituire, come per Eni, un contratto di sito che garantisca stabilità occupazionale, tutela dei diritti e professionalità affinché anche in cambio d’appalto non si verifichi, come sta succedendo, un peggioramento delle condizioni di lavoro e un cambio della manodopera".
“Dalle assemblee svolte con i lavoratori e dalle verifiche effettuate dai nostri delegati sul luogo di lavoro – dice Vincenzo Esposito, della segreteria Cgil di Potenza - è emerso che sono almeno 200 i lavoratori lucani assunti dalla società appaltatrice tramite agenzia interinale a cui non è stato rinnovato il contratto e che sono stati sostituiti da lavoratori stranieri, prevalentemente polacchi. Ovviamente, non vogliamo scatenare una guerra fra poveri, ma ha senso che gli operai vadano a casa per farne arrivare altri dall'estero con le stesse mansioni? Su 1.300 addetti, meno della metà viene dalla zona o dalle regioni limitrofe. E qui non si tratta di nuova occupazione ma di sostituzioni. Evidentemente con salari inferiori, altrimenti non si capirebbe il motivo".
"La situazione igienico-sanitaria è discutibile – continua Esposito - per oltre mille operai sono disponibili solo bagni chimici, peraltro puliti soltanto alcuni giorni della settimana. Non c'è acqua potabile corrente e il personale, che viene accompagnato all'interno di container per mangiare, deve farlo su più turni perché non c'è spazio per tutti".