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Cinquemila o 6 mila esuberi. È quanto prospettano per Ilva i piani industriali presentati dalle due cordate in gara. Una vera e propria tegola, arrivata durante l'incontro di ieri, 30 maggio, al ministero dello Sviluppo tra il ministro Carlo Calenda, i sindacati e i commissari del gruppo. Una proposta che i sindacati hanno però subito definito “inaccettabile”.
Le organizzazioni dei lavoratori lo avevano anticipato prima dell'incontro: "Non saremo spettatori passivi di quella decisione", che vede in testa la cordata ArcelorMittal-Marcegaglia. "Esprimeremo la nostra opinione e faremmo in modo che conti. E comunque l'ultima cosa di cui vogliamo parlare è di esuberi", aveva detto Salvatore Barone, della Cgil nazionale, arrivando al Mise.
In pratica, invece, è stata comunicata la vendita al gruppo Arcelor Mittal-Marcegaglia, che avrebbe già parlato di circa 5 mila esuberi a livello nazionale. Peraltro anche la seconda cordata (Acciaitalia) avrebbe indicato in un numero di poco inferiore alle 5 mila unità gli esuberi. Inoltre, interpellato dal segretario generale della Fiom di Genova Bruno Manganaro, il ministro Calenda non avrebbe saputo cosa rispondere sulla validità dell'Accordo di programma, che per il sito del capoluogo ligure significa investimenti e mantenimento dell'occupazione.
"Nel modo più assoluto no", è stata, dopo l'incontro la risposta di Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, a chi gli chiedeva se fosse soddisfatto dell'incontro. “È stato un incontro deludente, anche perché non abbiamo capito le ragioni della scelta di una proposta anziché l'altra – ha detto Landini –. Non c'è stato spiegato. Abbiamo chiesto di avere una comparazione, perché vogliamo capire meglio le ragioni che portano a valutare migliore una proposta”.
I sindacati incontreranno di nuovo il ministro Calenda giovedì 1° giugno, alle 10, per esprimere ufficialmente il proprio parere. “Allora dovremmo capire meglio – ha concluso il segretario Fiom –, in ogni caso sia nella proposta che dai commissari viene valutata migliore che nell'altra c'è una riduzione occupazionale inaccettabile, perché stiamo parlando di 5-6 mila persone in meno".
Fiom e Cgil: incontro deludente, esuberi inaccettabili
"Riteniamo deludente l'incontro svolto oggi al ministero dello Sviluppo economico per analizzare le due offerte presentate da AmInvestco (Marcegaglia, Arcelor e Intesa San Paolo) e AcciaItalia (Arvedi, Jindal, Del Vecchio e Cdp)". Inizia così la nota congiunta di Fiom e Cgil. "In primo luogo non ci sono state spiegate le ragioni per le quali i commissari hanno individuato come migliore l'offerta di AmInvestco, non avendoci presentato una comparazione che illustrasse punto per punto le differenze fra i due piani, sia dal punto di vista della produzione che del risanamento ambientale, degli investimenti e degli aspetti economico-finanziari".
"Inoltre, per quanto ci riguarda, è inaccettabile la previsione, per entrambi i piani, di una riduzione dell'occupazione di circa 5-6.000 lavoratori in tutto il gruppo. Il ministro Calenda, che ha ribadito che la decisione finale sull'aggiudicazione spetta al governo, ha tenuto a precisare che sarà vincolante l'accordo sindacale. Per noi è necessario, affinché questo non sia un modo per scaricare responsabilità sui lavoratori e sui sindacati, che il governo svolga fino in fondo il suo compito". Lo stesso ministro "ha infine aggiornato l'incontro a giovedì prossimo, 1 giugno, nel quale come organizzazioni sindacali abbiamo chiesto di poter esprimere una nostra valutazione più complessiva prima che il governo decida a chi aggiudicare la gara", concludono.