"L'ipotesi di accordo sottoscritta in data 17 novembre, che sarà sottoposta alla valutazione delle assemblee dei lavoratori e al Consiglio di Amministrazione nei prossimi giorni, è stata oggetto di valutazioni e letture del tutto parziali sia da parte dell'azienda che della stampa nazionale. E' necessario produrre, a nostro giudizio, interpretazioni autentiche e qualche "errata corrige". Lo afferma la Slc Cgil nazionale e di Roma e del Lazio, in un comunicato.

"Evidenziamo un dato politico difficilmente confutabile - scrive il sindacato -: non è che "abbiamo vinto tutti", come dice un comunicato aziendale. Nei fatti ha vinto un modello produttivo che nella stabilità occupazionale garantisce la qualità produttiva con il ritiro dei licenziamenti dei componenti del coro e dell'orchestra, frutto di una grande mobilitazione che ha visto la solidarietà dei sindacati e delle parti datoriali europee e internazionali.
L'azienda aveva dichiarato che "l'unica soluzione anche se dolorosa praticabile" era quella del licenziamento del coro e dell'orchestra. E' nelle logica delle cose che se il valore della produzione culturale non sarà assunto nel nostro paese come elemento costitutivo, e suppletivo dal punto di vista pedagogico all'istruzione, e dotato delle risorse necessarie (siamo pur sempre inchiodati allo 0,16 % del bilancio dello Stato) e di un percorso che porti a una vera riforma del sistema cultura e spettacolo, all'interno della complessiva riforma istituzionale e del Titolo V, ogni provvedimento e soluzione in merito alle Fondazioni Lirico Sinfoniche sarà del tutto temporanea e non risolutiva poiché legata a un'impostazione, quella attuale, in buona parte asservita a logiche puramente mercantili ed economicistiche".

"Per cui anche l'ipotesi di accordo sottoscritta, qualora venisse ratificata, non è da considerarsi una risoluzione definitiva ma va monitorata nella sua applicazione. E' curiosa la dichiarazione alla stampa del direttore generale dello spettacolo dal vivo, dott. Nastasi, circa l'intesa raggiunta che viene da lui definita come un "accordo storico che indica una strada nuova per i teatri lirici" e che potrebbe diventare "un modello" per le altre Fondazioni..ci domandiamo: il direttore generale in che mondo vive?".

"Nei fatti, in tutte le Fondazioni in sofferenza -e non solo-, ancor prima degli ultimi provvedimenti legislativi, si sono raggiunti accordi che hanno ridotto gli stipendi e gli organici; sono quindi i lavoratori che si fanno carico responsabilmente della messa in equilibrio e del futuro della tenuta occupazionale, così come accade in questa fase nell'intero panorama lavorativo del paese. Così come è evidente che l'azienda e il sovrintendente nelle dichiarazioni in merito all'ipotesi di accordo raggiunta non sono pienamente a conoscenza dell'articolato dell'accordo stesso".

"C'è chi favoleggia, dichiarandolo alla stampa, che l'accordo precedente era "migliore" di quello sottoscritto; noi ribadiamo che non era un accordo strutturato e coerente, poiché l'obiettivo vero era esternalizzare in cooperative spurie buona parte dell'organico produttivo, per cui non si possono strumentalizzare vicende ormai conclamate e sostenute dal sovrintendente pubblicamente con dovizia di argomentazioni che ipotizzavano un modello produttivo fondato sulla precarietà occupazionale e aperto al business delle grandi agenzie internazionali.

"Credere in quell'accordo "scatola vuota" è del tutto "infantile", denota miseria intellettuale poiché l'azienda ha utilizzato quell'intesa  e il conseguente referendum per dividere i lavoratori e il sindacato in modo del tutto strumentale. I temi che interessano il nostro settore e la sua tenuta futura sono contenuti nella piattaforma rivendicativa che sarà oggetto dello sciopero del 12 dicembre per un cambiamento delle politiche settoriali di questo Governo", conclude.