Per far quadrare i conti, il sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo ha deciso di tagliare il corpo di ballo ed esternalizzarlo, "come se fosse un servizio fuori dal core business della fondazione". Lo sottolinea in una nota Emilio Miceli, segretario generale della Slc Cgil.
"I lavoratori - afferma - stanno conducendo una battaglia dura che comporterà sacrifici enormi per evitare lo smantellamento di uno dei pochi presidi culturali della città. Il teatro, è bene ricordarlo, è innanzitutto la sua orchestra e il suo corpo di ballo e non può ridursi alla funzione di infrastruttura inerte".
Prosegue il dirigente sindacale: "La collettività, attraverso l' erogazione di fondi pubblici nazionali e regionali, pretende che il teatro sia luogo di creatività ed ingegno, di sperimentazione, luogo dove si produce e non si distribuisce cultura. È, dunque, quella dei lavoratori e delle lavoratrici, una battaglia della città, per non perdere uno dei pochi presìdi".
"Spiace che il sovrintendente non colga un fatto di portata fondamentale come questo e spiace che il sindaco non intervenga, nella sua qualità di Presidente della fondazione, per impedire lo scivolamento di uno dei teatri che fu tra i più importanti d’Europa verso l'emarginazione definitiva dal sistema della produzione culturale del paese".
Teatro di Palermo, il corpo di ballo va in outsourcing
22 dicembre 2011 • 00:00