“L’anomalia che vedeva il Teatro dell’Opera di Roma come unico teatro al mondo ad avere in carica due direttori artistici è dunque terminata”. Lo annuncia una nota di Slc Cgil Roma e Lazio. "Quelle scelte apparvero subito fuori luogo in un momento particolarmente difficile per la Fondazione, al punto di chiedere ai lavoratori un importante sforzo economico per pareggiare gli improvvisi buchi di bilancio", scrive il sindacato.

"La scelta di licenziare 180 artisti fra Orchestra e Coro, contro la quale tutto il mondo culturale e civile fece sentire la propria voce (una petizione raccolse 32.000 firme provenienti da sei continenti in circa un mese), rientrò a seguito di un accordo fra le parti che doveva segnare un nuovo modo di gestire il teatro - continua la Slc Cgil di Roma e Lazio -  La mossa immediatamente successiva fu di nominare inopinatamente un secondo direttore artistico". 

"Nel gioco delle parti degli amministratori che si avvicendano, si passa allegramente dall’imminente debacle alla presunta floridezza - prosegue la nota - Chi amministra deve prendersi le proprie responsabilità, a partire dalle spese sostenute per riassumere i lavoratori ricorsisti e reintrodotti per decisione della magistratura che sono da ascrivere alla responsabilità del Sovrintendente e non considerate nel novero del costo del lavoro, paravento dietro cui nascondere incapacità gestionali". 

"Da anni ci battiamo per una riforma legislativa di sistema che preveda amministrazione trasparente, sostegno alla diffusione della cultura e dello spettacolo dal vivo di qualità, in cui l’elemento mano è l’unico reale valore", conclude la Slc Cgil Roma e Lazio.