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Sono 20 milioni le dichiarazioni dei redditi degli italiani nel 2016, effettuate attraverso il modello 730. Una parte di queste, quasi 2,3, sono state inviate online direttamente dai contribuenti. I dati sono frutto di una prima proiezione, sulle statistiche ufficiali del sito dell’Agenzia delle entrate, a cura della Consulta nazionale dei Caf, che fotografa la condizione reale del sistema fiscale del Paese. Tra qualche settimana - terminata la maratona di compilazioni che ha portato nelle sedi dei Caf oltre 17 milioni di cittadini, che hanno delegato gli stessi Centri a scaricare 16 milioni di dichiarazioni precompilate - una verifica puntuale porterà gli esperti dei Consulta nazionale ad analizzare la composizione delle fasce di reddito e le diversità delle realtà economiche regionali. Il dato odierno conferma la posizione espressa dai rappresentanti della Consulta nazionale dei Caf, durante l'audizione presso la commissione parlamentare per la Semplificazione.
“Progressivamente, la 'dichiarazione precompilata' migliorerà ancora e renderà fruibile anche il servizio online a un numero maggiore di contribuenti - si legge nella relazione presentata dai coordinatori della Consulta, Massimo Bagnoli e Mauro Soldini -. Essa è diventata, allo stesso tempo, un elemento di supporto e di raffronto per l’attività di assistenza del Caf al contribuente e, specularmente, un banco di prova per la qualità dei dati inviati dai diversi soggetti chiamati ad alimentare il sistema”.
"Tuttavia, è chiaro che i positivi risultati dei primi tre anni di sperimentazione della dichiarazione dei redditi precompilata, il 60% (11,2 milioni) nel 2015, il 75% (14,5 milioni) nel 2016 e l’80% (16 milioni) nel 2017, non si sarebbero potuti realizzare senza l’attività svolta in modo professionale e capillarmente su tutto il territorio nazionale dagli oltre 20.000 dipendenti qualificati che operano nelle strutture dei Centri di assistenza fiscale. È grazie a loro se, con nove modelli 730 su dieci, inviati ogni anno: “I Caf sono il riferimento della quasi totalità dei lavoratori e dei pensionati italiani, ai quali offrono assistenza e tutela”, rilevano i due esponenti dei Caf.
Il disegno complessivo della riforma fiscale puntava a ottenere, attraverso le dichiarazioni precompilate, un numero sempre maggiore di dichiarazioni online, confidando sulla facilità nella compilazione: “Anche quest’anno – affermano Bagnoli e Soldini – il dato reale non supera i 2,3 milioni, con un incremento rispetto allo scorso anno (circa 400.000 dichiarazioni), ma ancora distante dalle previsioni iniziali del governo per il triennio che si è appena concluso, nonostante lo sforzo eccezionale profuso dall’amministrazione fiscale".
"Questo risultato deve far riflettere Parlamento e amministrazione finanziaria rispetto al ruolo che intende affidare ai Caf: pensare al superamento dell’intermediazione nel rapporto tra Stato e cittadino, affidata oggi a un interlocutore credibile e affidabile, si dimostra sempre più velleitario e costoso. Costoso per il singolo, perché attraverso un seppur contenuto aumento delle tariffe del servizio, ai Caf si prospetta uno scenario difficilissimo: non possono pareggiare il taglio inspiegabile operato dalla legge di Stabilità 2016, con una decurtazione che nell’arco di un triennio raggiungerà i 100 milioni (pari a oltre un terzo di quanto assicurato loro per l’attività solo nel 2015). Costoso per la collettività, perché non viene colto il valore positivo che i Caf trasferiscono allo Stato con la loro mediazione. Valore costruito sulla fiducia, perché basato sulla vicinanza e sulla tutela”, aggiungono i due dirigenti sindacali.
"Le semplificazioni possibili nel settore fiscale devono sempre prevedere che, alla fine, è il cittadino che sceglie la modalità di adempimento ai suoi doveri contributivi e la sua volontà va rispettata. Il numero delle dichiarazioni raccolte nei Centri di assistenza fiscale lo dimostra ancora una volta", concludono i due sindacalisti.