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Una tassa da 5 centesimi per litro sulle bevande analcoliche comporterebbe una perdita di circa 5000 posti di lavoro nell'intera filiera produttiva. Oltre a questo, secondo l'istituto Ref Ricerche, che ha presentato uno studio sugli effetti della tassa proposta dal ministro della Salute, Renato Balduzzi (che peraltro sarebbe di 7 e non 5 centesimi), il provvedimento comporterebbe una contrazione del Pil pari a 238 milioni di euro, una riduzione delle entrate per lo Stato quantificabile in 95 milioni di euro e una contrazione dei consumi per 305 milioni di euro.
Come detto, secondo lo studio, ad essere colpita dalla tassa, prevista dall’articolo 11 della bozza di decreto legge sulla "mini riforma" della sanità, sarebbe l'intera filiera e in particolare i settori dell'agricoltura (con una perdita di 1.000 unità lavorative), del commercio (1.300 unità), dei pubblici esercizi (740 unità) e dell'alimentare (880 unità). A questo si aggiungerebbero una contrazione dei volumi di vendita in particolare per consumi domestici del 7% e una più lieve dei volumi di vendita per consumi presso pubblici esercizi.
Contrarissime al provvedimento le associazioni del settore, come Assobibe e Mineracqua, che parlano di “effetti economici gravissimi” e di una “misura ingiustificata dal punto di vista nutrizionale”.
Ma anche il sindacato avanza seri dubbi sulla scelta del Governo. “La vicenda della tassazione sulle bibite gassate, di per sé può sembrare un provvedimento a tutela della salute dei consumatori. In realtà introduce un principio alquanto discutibile perché, un conto è definire le percentuali dei contenuti dei vari principi attivi nel prodotto, che tuteli la salute dei consumatori, ed un altro è tassare deliberatamente i prodotti”. Lo sostiene Stefania Crogi, segretaria generale della Flai Cgil, il sindacato dei lavoratori del settore alimentare.
“Tale provvedimento – spiega Crogi - rischia di squilibrare le normative europee a danno del sistema di trasformazione industriale del settore del nostro Paese, facendo venire meno la ricerca sulla innovazione dei prodotti al fine di renderli più sicuri ed ecocompatibili. Naturalmente questa imposta creerà un impatto negativo sull’occupazione di notevole dimensione, oltretutto in una fase di crisi dei consumi come quella che stiamo attraversando”.
Su tale materia sarebbe quindi opportuno intervenire armonizzando i provvedimenti di ogni singolo Paese in una dimensione europea proprio per evitare che si creino squilibri nel mercato. In ogni caso, conclude Stefania Crogi, “il settore non ha bisogno di una nuova tassa per ridurre i consumi e tutelare così la salute dei consumatori. Questa nuova accisa porterebbe alla contrazione delle attività, un abbassamento della produzione e dei livelli occupazionali, penalizzando un settore strategico e importante per il made in Italy. Le misure da adottare sono altre, ad esempio un accordo con i produttori per ridurre i grassi e gli zuccheri nelle bevande”.
Contraria al provvedimento anche la Uil. “La nuova tassa sulle bevande analcoliche zuccherate, proposta dal governo, rischia di mettere in crisi aziende, già oggi in difficoltà, infliggendo un ulteriore balzello a un settore che vale 1,9 miliardi di euro e che conta diverse decine di migliaia di addetti”. È quanto ha dichiarato il segretario generale della Uila Stefano Mantegazza.