"Ci sono responsabilità che potendo gravare sugli agenti ci rendono preoccupati. Pensiamo ci sia un rischio concreto sia per l'incolumità delle persone sia per gli addetti alla sicurezza, che possono subire le ricadute giuridiche di un errore o della situazione critica in cui si sono trovati a utilizzare il taser". A dirlo è Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil, esprimendo in un'intervista a Tpi le sue perplessità sulla sperimentazione della pistola elettrica, oggi al via in 12 città italiane. "Pensiamo alla caduta incontrollata a seguito dell'immobilizzazione: l'operatore deve stare attento mentre spara con il taser, la cui distanza dovrebbe essere di cinque metri dal soggetto", spiega l'esponente sindacale: "Nel momento in cui la persona viene colpita bisogna fare in modo che non cada all'indietro e non colpisca uno spigolo, o un oggetto contundente. Inoltre, noi non siamo in grado di capire in anticipo se il soggetto colpito sia un cardiopatico o una donna in stato interessante. Deve essere deciso tutto nell'arco di pochi attimi".

Daniele Tissone aggiunge che dagli operatori il taser è visto con favore, ma le perplessità permangono. "I problemi sorti negli Stati Uniti e denunciati da Amnesty - quando si utilizzava questo taser anche se la persona non era armata o non mostrava atteggiamenti aggressivi - preoccupano", conclude il segretario generale Silp: "Il nostro personale utilizzeràl'arma nei casi in cui il soggetto non sia collaborativo o sia minaccioso, ma è pur vero che un protocollo non potrà mai coprire l'intera casistica. Nessun regolamento potrà sanare questa problematica. Dipenderà anche dalla professionalità e dalle circostanze che di volta in volta si presentano nell'evento critico".