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Il taglio di 150 milioni di euro è un grave danno per la Rai, ad opera dello stesso "proprietario" dell'azienda. Lo dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nella conferenza stampa di ieri (3 giugno) al Teatro delle Vittorie a Roma. In un teatro gremito, la leader di Corso Italia esordisce dicendo che forte è il timore che il Decreto Legge 66/2014, che prevede un taglio per l’azienda netto di 150 milioni di euro dagli introiti del canone, rappresenti "un grave danno per la Rai". Un decreto che mette a rischio la Rai nella sua stessa mission di servizio pubblico e come grande impresa del paese. Primo tema all’ordine del giorno, come confermano le dichiarazioni del direttore generale, è la vendita delle quote di Raiway, la rete trasmissiva dell’emittente di stato.
“La separazione delle rete dall’azienda, tema che riguarda molte delle aziende pubbliche, la consideriamo una perdita di sicurezza e di capacità competitiva della Rai", afferma Camusso che prosegue ricordando come una operazione simile a fronte di incassi di breve periodo comporterebbe invece costi sul lungo periodo. “L’idea che il nostro sistema di reti pubbliche debba diventare un sistema di reti private da cui le aziende pubbliche dipendono anticipa la futura difficoltà per il paese non rappresenta un vantaggio del momento – ha proseguito. Il canone rappresenta un secondo grande tema dell’universo Rai che agita la discussione e cioè il mancato riconoscimento di una quota del canone alla Rai stessa.Susanna Camusso riflette sul fatto che “il canone è una tassa di scopo nei fatti, perché regolata da una legge e viene versata per uno scopo preciso dal cittadino. Non è una variabile indifferente cambiare lo scopo del canone: non sarebbe etico nei confronti dei cittadini cui viene chiesto il pagamento, anche perché se non c’è bisogno di quelle risorse per la Rai, allora il canone va abbassato oppure diventa una quota della tassazione ordinaria, ma non può essere una tassa di scopo.”
Camusso rilancia sull’azienda ricordando che una grande azienda quale il servizio pubblico radio tv, per avere una prospettiva, non può soltanto subire tagli ma deve anche poter disporre di risorse da investire. Sugli eventuali sacrifici si può ragionare, per quanto i lavoratori ne abbiano già fatti.
Terzo tema che viene proposto per i tagli è quello delle sedi regionali: la sindacalista riporta al centro del dibattito il patrimonio stesso della Rai e la questione se si possa fare servizio pubblico senza un’alta capillarità sul territorio. Facendo i confronti sui numeri, si vede come la Rai sia la più piccola azienda di servizio pubblico dei grandi paesi europei, che invece investono nell’informazione locale.
“Diciamo al governo che bisogna avere il coraggio di andare al cuore dei problemi e non di mantenersi sull’affermazione che tutto ciò che è pubblico non funziona: bisognerebbe affrontare il problema del rapporto tra produzione interna ed esterna, in cui le esternalizzazioni hanno fatto aumentare di molto i costi di produzione”: Camusso ha così ricordato un tema importante della battaglia per la salvaguardia della Rai portata avanti negli anni.
Riferendosi alle recenti affermazioni del capo del governo sullo sciopero, Camusso conclude parlando delle legittime rivendicazioni dei lavoratori che con il loro sciopero riaffermano anche il diritto di informazione dei cittadini.
Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, sferra un attacco diretto al premier Renzi, definendolo “pessimo amministratore di un’azienda pubblica, di cui detiene il 100%” e su cui svolge diritti e doveri della migliore amministrazione possibile. A fronte della richiesta alla rai di contribuire alla spending review, Renzi non si pone il problema di come il taglio previsto peggiorerà l’azienda e propone di tagliarne un pezzo”.
Angeletti rimprovera al capo di governo di non aver affrontato la questione Rai a partire dalla governance. E’ il sindacato confederale che in questo momento sta difendendo l’azienda, conclude Angeletti, e con essa i servizi alla collettività.
Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica, l’associazione dei produttori, ravvisa segnali positivi nella consapevolezza, dimostrata da un lato dal governo, che il sistema radio tv vada riformato e nell’azione sindacale, dall’altro, che tende ad alzare il livello della questione in maniera proficua. “Entrambe le strade devono concorrere alla riforma” che non può più mancare ha proseguito Tozzi, che ha ricordato come la Rai non abbia un eccesso di dipendenti rispetto ad altri player.
Le iniziative sindacali hanno ricevuto l’adesione innanzitutto dell’Ebu, l’Unione Europea di Radiotelevisione, che ha inviato proprio sul taglio del canone, una lettera al Presidente della Repubblica Napolitano, del sindacato europeo Uni Mei, e di Federconsumatori.
In giornata, alla notizia che la Commissione di Garanzia per l’Attuazione della Legge sullo Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali aveva ritenuto lo sciopero non attuabile (a causa della contestuale dichiarazione di sciopero da parte di una sigla sindacale nei fatti non rappresentata in azienda), i sindacati hanno scritto alla Commissione argomentando la conferma dello sciopero di tutti i dipendenti del gruppo Rai, per l'intera durata di ciascun turno di lavoro, su tutto il territorio nazionale, per mercoledì 11 giugno.