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Un'altra azienda storica del territorio, altri 200 lavoratori appesi al filo dell'incertezza. E un elemento che ritorna: ancora una volta il problema non è il mercato, la mancanza di commesse o la capacità produttiva e tecnologica, ma gli assetti societari e la capacità (oltre che la volontà) della proprietà di sbloccare una situazione di stallo sempre più pericolosa. Siamo alla Tagina di Gualdo Tadino (Pg), importante azienda (circa 200 dipendenti) del settore ceramico, uno di quelli in crescita nel 2017 e con buone prospettive per il futuro. Ma nonostante questo, il ritratto di questa ennesima vertenza umbra – regione sempre più martoriata – ricalca per molti tratti quello di un'altra vicenda che si svolge a pochi chilometri di distanza, quella della Nardi di San Giustino.
Anche qui i lavoratori da oggi (22 gennaio) sono in sciopero. Anche qui mancano diversi soldi nelle tasche degli operai, due stipendi e un pezzo consistente di tredicesima, mentre le buonuscite promesse ad alcune decine di dipendenti che se ne sono andati su base volontaria nei mesi scorsi non sono mai arrivate. Ma soprattutto, anche qui manca totalmente la chiarezza sul progetto futuro.
Per questo oggi, 22 gennaio, i lavoratori della Tagina hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza Martiri, sotto la sede del Comune, dove sono intervenuti i loro rappresentanti sindacali (Filctem Cgil e Femca Cisl) oltre alle confederazioni, per poi incontrare, tutti insieme, invadendo pacificamente il consiglio comunale, il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, e cercare di fare fronte comune per salvare un patrimonio occupazionale che in questo territorio – siamo nella fascia appenninica, quella dell'ex Merloni per capirci – è enorme.
Ma quale potrebbe essere una pssibile via d'uscita? Sindacati e Comune vedono l'unico sbocco possibile in una cessione dell'azienda ad investitori seri di carattere industriale, visto che – come ha rimarcato lo stesso sindaco Presciutti – c'è, almeno a parole, la volontà di vendere e pure quella di comprare. La pazienza dei lavoratori però è arrivata al limite perché, come si leggeva in uno dei cartelli in piazza, “speranza e fiducia non si mangiano”.
E allora l'obiettivo prioritario è quello di “stanare” i possibili acquirenti per avere garanzie sul progetto futuro, e al tempo stesso spingere l'attuale proprietà ad accelerare i tempi, anche perché la cassa integrazione, attualmente attivata, scadrà tra sole 8 settimane. In quest'ottica viene ritenuto importante dai sindacati l'incontro in programma in Regione Umbria giovedì 25 gennaio, quando, tra l'altro, nei corridoi del Broletto (sede dell'ente a Perugia) i rappresentanti sindacali dei lavoratori di Tagina si incroceranno con quelli dei lavoratori della Nardi, visto che anche per quella vertenza è in programma un tavolo nell stesso giorno.
Fino a quel giorno la mobilitazione proseguirà: "Abbiamo deciso di avviare un presidio permanente davanti ai cancelli - spiega Euro Angeli, segretario della Filctem Cgil di Perugia - perché abbiamo bisogno di mantenere alta la pressione, con l'obiettivo di arrivare all'incontro in Regione, al quale parteciperanno anche i soci, e fare quei passi avanti concreti che finora non sono arrivati. Ecco perché abbiamo chiesto ai lavoratori di venire anche loro a Perugia giovedì per portare la loro voce direttamente a chi finora sembra volerla ascoltare".
“Se la nostra comunità non reagisce e fa fronte comune in difesa del lavoro, un lavoro che ha una storia importante come quello della Tagina, o della Merloni, se non siamo in grado di darci un progetto politico di uscita da questo angolo, allora il futuro è segnato”, ha detto intervenendo in piazza il segretario generale della Cgil dell'Umbria, Vincenzo Sgalla. “Come segretario della Cgil, ma vale anche per Cisl e Uil, partecipo a tutte le manifestazioni come questa, ci mancherebbe – ha aggiunto Sgalla - ma il nostro obiettivo non può essere solo quello di portare solidarietà. Noi abbiamo un altro compito, quello di dire, con rabbia e determinazione, che queste vertenze vanno risolte nell'ambito di un progetto complessivo per l'Umbria, perché se continuiamo a difenderci pezzetto per pezzetto seguiteremo a scivolare. E non ci resta più molto margine prima di precipitare”.