I 76 dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia ancora senza stipendi da 4 mesi pur essendo stato istituito dall’Ars a gennaio un fondo a loro destinato di 1.2 milioni per garantire il funzionamento della società. “Anche a gennaio abbiamo saltato lo stipendio. Noi siamo comunque al lavoro e continuiamo a svolgere le missioni, anticipando le somme. Mentre il fondo, istituito dall’Ars con la legge di approvazione del Bilancio provvisorio, è rimasto solo virtuale” , è il grido d’allarme dei dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia aderenti a Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca e Ugl credito, che in una nota denunciano la condizione di stallo della società, l’inerzia del socio, la Regione Siciliana, e l’inadeguatezza del management.
La Fisac Cgil di Palermo incalza la Regione. “Rimaniamo legati all’impegno preso con l’assessore Baccei poco prima della fine dell’anno di convocare un tavolo dopo le feste. E’ lui il nostro unico interlocutore, in quanto proprietario della società, e solo con lui vogliamo discutere – dichiara il segretario della Fisac Cgil di Palermo Gino Ridulfo - Le Rsa hanno sollecitato più volte la costituzione di questo tavolo sulla crisi di Sviluppo Italia. Ma non è mai iniziato il confronto e gli stipendi, pur in presenza dello stanziamento, non sono stati pagati. Il motivo di questo ritardo non lo conosciamo e spetta ai tecnici risolverlo. Per l’incontro aspettiamo una convocazione dall’assessore: da parte nostra c’è la massima disponibilità a confrontarci su tutto, per discutere di un futuro che sia sereno per i lavoratori, con un piano industriale serio e commesse retribuite per raggiungere il pareggio di bilancio”.
Anche nel mese di gennaio 2015 i lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia non hanno percepito lo stipendio e si trovano oggi a dover lavorare in condizioni di precarietà assoluta, in una situazione di obiettiva difficoltà, con un credito che ha raggiunto 4mensilità di retribuzione e quasi 2 anni previdenza integrativa e Tfr e soprattutto, senza certezze. Il Parlamento regionale ha unanimemente approvato l'istituzione del fondo proprio per scongiurare l'interruzione delle attività, nelle more del piano d riordino delle partecipate. (Legge 13 gennaio 2015, n. 3 (“Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2015”).
“Chiediamo che l’assessore all'Economia, non tenendo conto della volontà del legislatore. non determini la morte dell'azienda. Ma di fatto è quello che sta accadendo – dicono i lavoratori - Senza questa iniezione di liquidità non è possibile nemmeno pensare di risanare e rilanciare l'azienda, non si possono pagare i lavoratori e i fornitori. E senza lavoro e servizi l'azienda è alla paralisi. Inoltre, se non vengono pagati l'Inps e l’Inail non si ha nemmeno il Durc e quindi la società si ritrova nell’impossibilità di emettere fatture”.
L’assenza di qualunque strategia di salvataggio e rilancio dell’azienda rischia di trascinare l’azienda alla paralisi con conseguenze anche per le sorti di decine di imprese con importanti investimenti industriali in corso e di centinaia di nuove piccole attività imprenditoriali in attesa di ricevere i finanziamenti. Aggiungono i dipendenti, rifacendosi al modello-Puglia: “Il socio, contro la volontà sovrana del Parlamento regionale, sta lasciando morire una società che potrebbe ritornare in equilibrio economico e creare opportunità di sviluppo e di lavoro sul territorio se ben governata, e senza oneri per il bilancio della Regione, esattamente come avviene in un’altra regione dell’obiettivo convergenza, la Puglia, dove l’amministrazione Vendola ha creduto e puntato sull’omologa Puglia Sviluppo spa (anch’essa ex società regionale di Sviluppo Italia/Invitalia) affidandole in convenzione la gestione in-house di numerosi regimi d’aiuto alle imprese in qualità di organismo intermedio e che annualmente realizza persino degli utili che restituisce alla Regione”.
A rischio sono anche gli incubatori di imprese di Messina e Catania: uno stop bloccherebbe l’operatività di numerose aziende, che sarebbero costrette a licenziare il personale e a non poter certificare la spesa dei fondi comunitari da parte della Regione. “Centinaia di siciliani giovani e/o privi di occupazione si vedranno negato il diritto all’autoimprenditorialità e all’autoimpiego attraverso il blocco dell’unico strumento sul territorio in grado di assicurare l’accesso ad un contributo finanziario (al 50 per cento a fondo perduto) sulla base della valutazione di un idea d’impresa e senza prestazione di garanzie reali”.
Sviluppo Italia Sicilia, 76 dipendenti ancora senza stipendio
5 febbraio 2015 • 00:00