"Siamo solidali con i giovani che hanno scelto di occupare l'ex Hotel Costa, accendendo i riflettori sull'ennesima piaga amministrativa della nostra terra". Lo scrivono, in una nota ufficiale, la segretaria del Sunia di Catania, Giusi Milazzo, e il componente della segreteria provinciale, Dario Gulisano.

"Ci troviamo di fronte al classico spreco di risorse e patrimonio e faccia a faccia con dinamiche a cui non riusciremo mai a rassegnarci. Un ente pubblico come l'Ersu spende per decenni svariati milioni di euro per l'affitto di un immobile gestito in leasing dalla società di costruzioni di Alfio Luciano Massimino, ma di proprietà del Credito siciliano. C'è da chiedersi come l'Ersu abbia investito per così tanto tempo, una cifra che si aggira intorno ai 750.000 euro annui (ad oggi, piú di venti milioni di euro) per usufruire di un bene che a quelle cifre avrebbe potuto comprare in breve tempo. Alla rocambolesca operazione finanziaria dalla dubbia opportunità, si aggiunge anche, a causa di un contenzioso proprio tra l'Ersu e i Massimino, la chiusura della Casa dello studente dal 2009 ad oggi, senza la possibilità che per dieci anni venissero comunque garantiti quei 300 posti letto disponibili ai tanti studenti fuori sede; studenti che su quegli alloggi avrebbero certo vantato un diritto legittimo", continuano Milazzo e Gulisano.

Tutto questo, avviene in una Catania contraddistinta dalla presenza, per ciò che concerne l'assegnazione delle borse di studio e degli alloggi universitari, del singolare status di 'idoneo non assegnatario', perché per legge, date le condizioni economiche, quel diritto lo avresti, ma nei fatti non esistono alloggi disponibili. Sì tratta della stessa Catania che continua ad affittare case private agli studenti a prezzi esorbitanti e in condizioni che definire fatiscenti é forse un eufemismo, e spesso senza un contratto regolarmente registrato. Una scelta che punisce doppiamente gli studenti, che in tal modo non usufruiscono degli sgravi fiscali previsti. Perciò, siamo solidali con chi ha scelto di protestare contro scelte e atteggiamenti che, da circa un decennio, provocano un'emorragia di migliaia e migliaia di iscritti nel nostro ateneo", conclude il Sunia.