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PALERMO - Da quando 12 anni fa è diventata delegata della Cgil, ha cercato di riscoprire pezzo dopo pezzo la vera storia della morte del nonno, Calogero Cangelosi, dirigente della Camera del lavoro di Camporeale, provincia di Palermo, ucciso dalla mafia il 1° aprile del 1948. Sonia Grechi, 47 anni, vive a Grosseto, lavora in un supermercato e fa parte della segreteria provinciale e del direttivo nazionale della Filcams. Ha voluto recuperare le sue radici siciliane, facendo lei stessa la rappresentante sindacale. E oggi è volata in Sicilia assieme alla sua famiglia, per partecipare per la prima volta alla commemorazione della morte del nonno a Camporeale, a 68 anni dal suo omicidio.
“La mia mamma – racconta – aveva solo 2 mesi quando suo padre è stato ucciso. Ha vissuto col rammarico di essere non averlo mai conosciuto. Si teneva dentro questo dolore. Ho scoperto così che il nonno era morto ucciso dalla mafia solo 15 anni fa, quando ero già grande, cominciando a fare domande, sfogliando l'album di foto di famiglia e ricevendo le confidenze di mia nonna, Francesca Serafino, la vedova di Calogero Cangelosi, morta a 96 anni. Mia madre si chiama Vita: un nome scelto non a caso, perché mio nonno da tempo era consapevole che la sua fine era vicina. Tra le immagini più belle c'è quella del battesimo di mia madre, fu organizzata per lei una grande festa”.
Calogero aveva 47 anni quando fu ucciso. I suoi killer gli spararono di sera, mentre rientrava a casa da una riunione alla Camera del Lavoro, in cui si organizzavano le battaglie del movimento dei contadini, che chiedevano di coltivare le terre incolte. Oggi si è svolta la seconda commemorazione organizzata dalla Cgil Palermo, che sta recuperando dall'oblio tutti i suoi morti tra la quarantina di sindacalisti uccisi, per realizzare un calendario dalla memoria, “affinché – dice il segretario Enzo Campo – la storia di parte diventi storia di tutti”.
“Alla morte del nonno, mia nonna – continua Sonia Grechi - restò sola con 4 figli. Erano una famiglia povera, di contadini. E lei, rimasta vedova, si è arrangiata facendo di tutto, ricamando, facendo pulizie nelle case, anche lavorando nei campi, pur di tirare su la famiglia. Così, dopo 12 anni dall'omicidio, decide anche lei di lasciare la Sicilia e di trasferirsi in Toscana, raggiungendo il resto della famiglia di mio nonno che si era stabilita per lavoro a Grosseto”.
“Sono stati anni difficili, drammatici. La madre di mia nonno morì per il dolore, poco tempo dopo – aggiunge Sonia –. Mia mamma si è portata sempre dentro l'amarezza di essere rimasta senza un padre. Era la più piccola, ha avuto l'appoggio dei suo fratelli. Quando ho scoperto la verità, ho saputo che mio nonno era molto amato dalla gente del suo paese. Sperava che la sua morte non rimanesse vana ma servisse a restituire la libertà alla sua gente, che era il suo desiderio più grande. Dai ricordi di mia nonna, ho conosciuto così una figura straordinaria, di un altruismo terribile. Divideva tutto, anche il suo poco cibo, con gli altri. Io sono orgogliosissima. Ma capisco che per la mia famiglia è stato un trauma. Solo col tempo, la storia di mio nonno ha potuto ricevere il giusto apprezzamento. Mia nonna lo ha pianto fino all'ultimo”.
Il desiderio di Sonia Grechi è di riuscire a organizzare la commemorazione del nonno a Grosseto, dove vive tutta la famiglia del nonno. “È un impegno che abbiamo preso con la Cgil. Ci stiamo lavorando, forse per i 70 anni – continua Sonia –. Sono stata a Camporeale con la mamma cinque anni fa, a rivedere i luoghi. Poi l'anno scorso alla conferenza d'organizzazione della Cgil, a settembre, ho conosciuto Enzo Campo, ringraziandolo per l'impegno nel ricordo dei sindacalisti vittime della mafia. E così ho preso contatto con Dino Paternostro, del dipartimento Legalità e memoria della Cgil. Ora eccomi a Palermo. Il prossimo appuntamento sarà a Grosseto. Pensiamo anche di chiedere al Comune di intitolare a mio nonno una piazza, un giardino o una scuola”.