La Cna Pesaro Urbino il 2 dicembre scorso ha organizzato un incontro con i propri associati dal titolo “Jobs Act, novità ed opportunità per le piccole e medie imprese”, nel quale sono stati snocciolati dati sugli “strepitosi” effetti positivi della Legge di riforma del mercato del lavoro sull’occupazione nella nostra provincia. Una serie di cifre che ha sollevato la reazione della Cgil, al punto che Simona Ricci, segretaria generale del sindacato di via Gagarin, parla chiaramente di “numeri che fanno male alla verità”.

“Passi il fatto che Cna vada in giro per la provincia a promuovere il Jobs Act e la decontribuzione per i nuovi assunti – scrive Simona Ricci - assai generosa con le imprese e molto onerosa per tutti noi contribuenti. Ma per noi non può certo passare sotto silenzio il fatto che Cna fornisca dati incredibilmente positivi”.

Scrive infatti la Cna nel proprio sito web: “L'effetto Jobs Act”: 400 nuove posizioni lavorative a Urbino, tecnicamente definite movimentazioni in entrata, ovvero nuovi contratti di lavoro, la maggior parte dei quali sono diretta conseguenza dell'entrata in vigore del cosiddetto Jobs Act. Si tratta in larga misura di contratti a tempo indeterminato (70 per cento il dato a livello provinciale)”.

“Il dato a livello provinciale dei contratti a tempo indeterminato sul totale dei rapporti instaurati, nel 2015 è pari al 15,8% - ribatte Simona Ricci - e non al 70% (era il 18,8% nel 2008 e l'8,4% nel 2014) e restano del tutto prevalenti, anzi, sono in crescita, i rapporti di lavoro a tempo determinato, pari al 58,2%”.

“Inoltre – si legge ancora nella nota - nel primo semestre 2015 sono stati stipulati 28.878 contratti di lavoro (erano 38.466 nel 2008), segnando un misero +3,1% rispetto al primo semestre 2014. Quelle che Cna chiama ‘movimentazioni in entrata’ sono contratti stipulati e non invece il saldo occupazionale e cioè il saldo dei contratti a tempo indeterminato in più rispetto al precedente periodo preso in considerazione. In questo caso occorrerebbe prendere in esame le cessazioni dei rapporti di lavoro, sempre a tempo indeterminato, compresi, evidentemente, i 18 rapporti di lavoro a tempo indeterminato frutto dei licenziamenti dei dipendenti CNA un mese e mezzo fa”.

“A questo proposito va ricordata l’ostinazione con la quale i dirigenti della Cna provinciale hanno voluto licenziare 18 dipendenti (4 dei quali delegati sindacali aziendali); tutti qualificati e dall’alto profilo professionale, rifiutando qualsiasi proposta dei sindacati per salvare quei posti di lavoro. Una ferita che per la Cgil è ancora aperta e che dovrebbe far riflettere la Cna prima di tessere le lodi di una nuova occupazione, oltretutto non veritiera”.

“Forse i dirigenti CNA non hanno letto il rapporto su economia e mercato del lavoro che la Regione Marche ha presentato nei giorni scorsi – aggiunge Simona Ricci - che fotografa la provincia di Pesaro, anche per il 2015, come quella più in sofferenza per ciò che riguarda il lavoro e l'economia; avrebbero potuto verificare come sia l'indagine Unioncamere sia quella di Confindustria, mettono un segno meno davanti all'occupazione dei primi 9 mesi di quest’anno (Unioncamere parla di un netto – 2,5%). Avrebbero anche potuto verificare che nel primo semestre 2015, rispetto al 2014, i lavoratori dipendenti nelle Marche, siano diminuiti di 8.600 unità, soprattutto nell'industria e nel commercio, mentre in Italia il dato mostra un incremento.

Osservando ancor più da vicino il territorio, a Urbino, “le nuove posizioni lavorative a tempo indeterminato” non sono “400” in più nel mese di novembre 2015 rispetto al 2014, come sostenuto da Cna, ma sono 329 (sempre senza contare le cessazioni).

“Certo che arrotondare per eccesso fa bene alla propaganda – conclude Simona Ricci- e meno bene alla verità e alla realtà delle cose. Ma quando i numeri sono tanto irrisori, 870 contratti a tempo indeterminato stipulati a Urbino a tutto novembre 2015 (erano 541 a novembre dello scorso anno e ben 2.697 nel novembre 2011), tanta pubblicità risulta veramente al di fuori di ogni logica”.