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“A pochi giorni dalle aggressioni a personale sanitario del Pronto Soccorso di Seriate ci troviamo a dover di nuovo, e per un fatto ancora più grave, esprimere solidarietà e vicinanza a una giovane lavoratrice che, svolgendo la sua mansione di educatrice presso un centro di accoglienza per profughi a Fontanella (BG), è stata violentata da un richiedente asilo. Fatto gravissimo che mette in luce quanto l’investimento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro sia centrale anche quando non si tratta di cantieri o fonderie”. Questo il commento a i fatti di mercoledì 20 settembre di Roberto Rossi, segretario generale Fp-Cgil di Bergamo, la segretaria generale Manuela Vanoli e Gilberto Creston della FP-CGIL Lombardia.
“Un evento gravissimo che segna una volta di più l’inciviltà di un paese in cui non si fermano i femminicidi e le violenze di ogni tipo contro le donne - continuano i sindacalisti - Con la piega ancora più preoccupante che stanno prendendo, dopo il recente stupro della dottoressa in una guardia medica del catanese e appunto ora di questa operatrice di cooperativa sociale: accade pure durante l’esercizio del proprio lavoro”, proseguono i sindacalisti.
“Verso le donne servono più tutele - insistono i rappresentanti della Fp Cgil - La sicurezza sul posto di lavoro va garantita a tutte e tutti e c’è ancora un’altra vergogna. Stiamo assistendo in queste ore a spregevoli strumentalizzazioni da parte di chi è solito utilizzare questi avvenimenti per rimestare nel torbido, facendo perdere di vista i veri problemi: non si ricorda che la situazione poteva degenerare se non ci fosse stato il pronto intervento di altri due migranti ospiti del centro. Non si chiede se il personale del centro di accoglienza lavorasse garantito da tutti i presidi di sicurezza previsti per situazioni di questo genere. E ancora, non è il colore della pelle del violentatore ad aggravare la violenza degli uomini sulle donne. Rifiutiamo qualsiasi strumentalizzazione ed esprimiamo piena solidarietà, non solo all’operatrice vittima della violenza, ma a tutti coloro che quotidianamente sono impegnati a svolgere l’importante, faticoso e prezioso ruolo di coltivare processi di integrazione di uomini e donne che fuggono da guerre e sofferenze verso una nuova vita”.