“Il 18 settembre 2008 furono trucidati sei uomini. Erano innocenti. Erano africani. Furono uccisi da colpi esplosi dalla camorra, come segnale di supremazia su quel territorio che per tanti anni è stato terra di nessuno, terra di speculazioni, degrado, abusi edilizi, sfruttamento, spaccio, latitanza. Insomma, terra di camorra, da prima che arrivassero i neri”. È quanto ricorda, in una nota, Elisa Laudiero, della segreteria Cgil Campania.
“Oggi, dopo dieci anni – sottolinea la dirigente sindacale –, ancora ci troviamo ad affrontare il dibattito su Castel Volturno, così come sul resto del paese, partendo dal solito ‘Io non sono razzista, però questi sono troppi’, senza affrontare il reale problema che affligge le nostre terre, ormai da Sud a Nord, in varie forme: la criminalità organizzata”.
“Non si tiene conto nelle valutazioni – secondo l'esponente Cgil – che quel mescolamento tra crisi economica, occupazionale, sociale e culturale, con la criminalità organizzata e il malaffare, crea i presupposti di una vera e propria polveriera sociale, pronta a esplodere da un momento all'altro. È tempo che il ministro degli Interni si occupi dei reali problemi del paese e inizi a combattere la criminalità organizzata, matrice di economie sommerse, lavoro nero, violenze e repressioni, invece di continuare ad acuire i problemi, fomentando odio e razzismo e continuando ad alimentare la guerra del povero al più povero”.
“Che il ministro inizi a rendersi conto di quanto è pericoloso il lavoro nero – conclude la sindacalista –, il caporalato, le economie sommerse in mano alla criminalità organizzata, e non quanto i neri siano una minaccia per l'Italia, perché qui si può essere ostaggio della camorra, a prescindere dal colore della pelle. Inoltre, è necessario che tutte le forze democratiche del paese s'impegnino per una grande mobilitazione nazionale contro camorra e razzismo”.