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La Cgil sarà in piazza per partecipare alla manifestazione nazionale, promossa dalle organizzazioni aderenti alla campagna ‘Stop TTIP’, contro il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti e in difesa dei diritti e dei beni comuni, che si terrà domani a Roma.
L’appuntamento è domani (7 maggio) alle ore 14.00, in Piazza della Repubblica, punto di partenza del corteo che sfilerà per il centro della città per giungere in Piazza San Giovanni alle ore 15.30, dove sono previsti interventi dal palco e l’esibizione di artisti e gruppi musicali.
Una mobilitazione promossa per denunciare i rischi per i diritti del lavoro, per l’occupazione, per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, per i servizi pubblici e lo stato sociale, insiti nell’accordo di Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP) che da quasi tre anni si sta negoziando tra Unione Europea e Stati Uniti.
La Cgil domani sarà in piazza nel nome della parola d'ordine fondativa dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro: “Il lavoro non è una merce”. “A quasi cent'anni dalla sua formulazione nel 1919 - sottolinea il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che domani parteciperà alla manifestazione - queste parole conservano integralmente il loro elevato valore morale e politico: senza dignità e diritti per il lavoro e per gli uomini e le donne in carne e ossa che lavorano non c'è né vero sviluppo né vera democrazia. A questi valori, che ispirano la stessa Costituzione Italiana e il modello sociale europeo, richiamiamo i governi, i parlamenti e le forze politiche, perché compiano scelte coraggiose e innovative per un'alternativa al fallimento del liberismo dimostrato dalla crisi economica e dalla minaccia di prolungata stagnazione che stiamo vivendo da più di otto anni”.
“I sindacati europei e nordamericani - aggiunge Camusso - hanno avanzato critiche e proposte basate sui diritti ambientali, sociali e del lavoro, a partire dalle Convenzioni Oil che la Cgil condivide. Per l’Europa servono politiche economiche e sociali che riaffermino lo stato sociale, pongano fine all’austerità e promuovano il rilancio della domanda interna e la riduzione delle disuguaglianze”.
“Si tratta, per il movimento sindacale, ma anche per molte delle altre associazioni critiche, - conclude il segretario della Cgil - di difendere e promuovere nei fatti quel ‘modello sociale europeo’ che la Commissione afferma ogni giorno di ritenere tra i valori fondanti delle sue strategie negoziali, ma che nega nella pratica del negoziato così come nelle politiche sociali e di bilancio dell’Unione”.