Il ministro francese dell’Economia, Emmanuel Macron, si è espresso in modo molto severo nei confronti della decisione dell’assemblea degli azionisti di StMicroelectronics di distribuire dividendi in un momento così critico dell’azienda franco-italiana, che richiederebbe, viceversa, un impulso verso nuovi e ambiziosi investimenti, in grado di intercettare la nuova fase dello sviluppo tecnologico dell’industria dei semiconduttori, guidato dalla rivoluzione dell’“Internet of Things”, in cui le aziende dell’Unione europea hanno tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagoniste. Nel primo trimestre 2016 si sono registrati 41 milioni di rosso. Il giudizio del ministro francese è molto polemico anche nei confronti del management St che non risponderebbe più agli obiettivi del governo francese.
Sono parole durissime ed inequivocabili. La multinazionale della microelettronica è partecipata al 13,75% dallo Stato francese e una quota equivalente è in mano al ministero dell'Economia in Italia. Fino ad ora dal governo italiano non è arrivato alcun commento in merito, considerando che anch’esso è stato oggetto di ripetute e pressanti richieste da parte delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori di StM affinché si rilancino gli investimenti e si eviti di distribuire dividendi non in linea con l'andamento aziendale.
Per Roberta Turi, della segreteria nazionale, “la Fiom ritiene che il governo italiano debba seguire con grande attenzione la fase che sta attraversando l'azienda di microelettronica, riflettendo sulle analisi che abbiamo elaborato e condiviso con il ministero dello Sviluppo economico. A più riprese abbiamo segnalato, dati alla mano, la preoccupante contrazione dei margini operativi in massima parte negativi a partire dal 2006 e conseguenti utili, a cui corrispondeva, in una sorta di contraddizione economica, un costante e massiccio stacco di dividendi. Anche i compensi del Ceo si sono mantenuti strutturalmente elevati e sostanzialmente sganciati dai risultati aziendali”.
“Le nostre denunce – conclude – sono rimaste inascoltate. Forse è venuto il momento che anche l'Italia intervenga sulle politiche finanziarie della multinazionale a tutela dell'occupazione e del futuro di un'azienda così rilevante per il paese.”