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Ancora una volta un istituto internazionale punta l'indice contro il basso livello degli stipendi degli insegnanti italiani che non hanno più registrato alcun aumento da circa un decennio. "I docenti – commenta Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil – fanno molta fatica a fronteggiare le spese necessarie per la vita quotidiana, se si considera che un docente appena assunto non supera i 1.300 euro mensili e si ferma a 1.800 a fine carriera". Per recuperare questo gap, attacca il sindacalista, "mancano almeno 17 miliardi di euro. Il governo cominci dal fare un buon contratto per la scuola".
I dati parlano rilevati dall'Ocse parlano chiaro: lo stipendio dei nostri docenti dal 2005 al 2014 ha subito un taglio del 7%, a orari di lavoro invariati. Secondo il Rapporto, al contrario, l’incremento medio degli stipendi tra il 2005 e il 2014, in termini reali, è del 6% per la scuola dell’infanzia, del 4% per la scuola elementare, del 3% per le secondarie inferiori e dell’1% per le secondarie superiori, "certificando dunque una tendenza diffusa a investire di più nei diversi sistemi dell’istruzione pubblica, premiando insegnanti e personale. In termini reali, infatti, ciò significa che lo stipendio medio dei docenti in area Ocse è pari a 38.253 dollari all’anno per le scuole dell’infanzia, a 41.300 per le scuole primarie, a 43.374 per le secondarie di primo grado, e a 47.165 per le secondarie superiori", spiega il leader della Flc Cgil. Che attacca: "Tuttavia, mentre la media Ocse dei salari cresceva, sia in percentuale che in termini assoluti, in alcuni Paesi si è registrata invece una decrescita, e una oggettiva perdita salariale, in alcuni casi molto marcata, come nel Regno Unito, Italia, Grecia, Portogallo e Spagna".
"I numeri testimoniamo come la crisi e le difficoltà economiche di questi anni siano state affrontate diversamente dall’Italia rispetto ad altri paesi. C’è chi ha ritenuto di investire nell’istruzione pubblica, e quindi anche negli stipendi dei docenti, quale occasione per superare la crisi, e c’è chi invece - tra questi l’Italia - non ha saputo far di meglio che far soffiare i venti della crisi su una categoria che ricopre invece un ruolo decisivo per la promozione delle nuove generazioni. Così, in Italia le condizioni di lavoro dei docenti, e di tutto il personale della scuola, peggiorano di giorno in giorno", aggiunge il sindacalista.
L'imminente avvio delle trattative per il rinnovo contrattuale, bloccato dal lontano 2009, rappresenta dunque per Sinopoli "un'occasione formidabile per fare un'operazione di giustizia e di verità. Confidiamo nel fatto che il Governo, dinanzi alla muta eloquenza di questi dati, faccia la sua parte e metta a disposizione le risorse necessarie e allinei gli stipendi dei docenti italiani a quelli dei loro colleghi di area Ocse".
"Non è solo questione di redditi ma di dignità della professione docente. Perciò, occorre colmare quel divario rilevantissimo che purtroppo esiste anche tra l’Italia e la media europea riguardo agli investimenti pubblici in istruzione. Un gap di più di 1 punto percentuale che fa la differenza (circa 17 miliardi di euro) e che marca la distanza tra un paese declinante e uno che invece investe in conoscenza per aprire le porte del futuro", conclude la nota.