“Sono stato nel vostro paese pochi giorni fa e ho avuto la possibilità di discutere con il premier Monti. Sta facendo un lavoro importante e ha ristabilito la credibilità dell'Italia. Ciò che mi lascia perplesso, però, è l'enfasi nel vostro paese sulle riforme strutturali. A mio giudizio è eccessiva, viste le condizioni generali”. Il premio. Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, intervistato da La Stampa, ha in mente un’altra ricetta. “Puntare a rafforzare la domanda. È la prima mossa, in queste situazioni. Quando non c'è domanda cala l'occupazione, frena la crescita, e quindi diminuiscono anche le risorse. Una volta usciti dall'emergenza, invece, si potrà e si dovrà mettere mano alle riforme strutturali”.
E sulla fissazione della Germania sull’austerità, “non capisco perché la cancelliera Merkel si sia fissata così – dice il premio Nobel –. Un elemento fondamentale delle disparità che vediamo oggi è la disoccupazione, che incide negativamente in tre modi: primo, chi non ha un posto non guadagna e soffre, ovvio; secondo, in queste condizioni si abbassa anche il livello delle retribuzioni, perché c'è troppa offerta di lavoro; terzo, a causa della riduzione degli occupati e dei compensi, diminuiscono anche le risorse del governo, cala il Pil, e lo Stato ricava un gettito fiscale più basso. Se di fronte a questa situazione si insiste nel chiedere ulteriori tagli, diventa un cane che si morde la coda. L’Europa però continua a seguire questa politica sbagliata, che non ha mai consentito ad alcuna economia sviluppata di uscire dai guai”.
“Il Fondo monetario internazionale – conclude Stiglitz – ha condotto per anni decine di esperimenti simili, su pazienti involontari, e la maggior parte di loro ha rischiato di morire. Ha prescritto austerità a Russia, Argentina, Indonesia, Thailandia, senza mai ricavare Un risultato positivo. Perché insistere
su questa strada? A causa dell'austerity voluta dalla Germania, Grecia e Irlanda sono in recessione, e la Gran Bretagna si è condannata volontariamente a seguirle. Se continueranno con i tagli, otterranno solo il risultato di far diminuire il Pil e aumentare la disoccupazione. Poi non può sorprendere che la società si rivolti”.
Stiglitz, la priorità è la crescita, non le riforme
8 giugno 2012 • 00:00