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I tagli della spending review creeranno problemi sia per i lavoratori sia per i servizi, aumentando le tensioni sociali. È questa, in sintesi, la posizione di Cgil e Uil che confermano lo sciopero degli statali per il 28 settembre dopo un incontro con il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi. Anche la Cisl ha ribadito la propria posizione, restando fuori dalla protesta. Il confronto proseguirà, con una nuova riunione che si dovrebbe tenere nella prossima settimana.
Un esame congiunto dei datori di lavoro pubblici e dei sindacati per la gestione degli esuberi, per arrivare "auspicabilmente" a un accordo per fissarne i criteri. A questo punta il governo per il pubblico impiego. L'esecutivo, ha spiegato Patroni Griffi al termine del tavolo odierno, "ha chiarito che intende dare attuazione alla norma introdotta dalle spending review, per la gestione dei rapporti di lavoro, e quindi delle eccedenze, degli esuberi e della mobilità, di dar luogo al meccanismo di relazione sindacale dell'esame congiunto, introdotto proprio dalle legge sulla spending".
"Il ministro ci ha detto che non ci sono soluzioni" sul precariato nella P.a., "è una cosa grave". Così riferisce Rossana Dettori, segretario generale della Funzione pubblica Cgil, dopo l'incontro. La dirigente sindacale esprime preoccupazione su questo aspetto e riferisce che il ministro lo dice "perché a fronte del fatto che ci sono esuberi è complicato ragionare sulla stabilizzazione dei precari. Lo stesso ministro però ci dice anche facciamo il tavolo tecnico, in base all'accordo del 3 maggio".
Secondo il conteggio della Cgil sono circa 100mila i precari nelle pubbliche amministrazioni, esclusa la scuola: 45mila rimasti a casa a dicembre 2011, un'altra tranche a giugno, l'ultima dal prossimo ottobre. Un numero che comprende tante professionalità diverse, alcune di particolare impatto sociale come medici, infermieri e insegnanti di asilo nido. Quanto al tema del tavolo oggi, Dettori spiega i motivi per cui viene confermato lo sciopero. "Il ministro pensa a una ristrutturazione del lavoro pubblico fatto per legge in cui i sindacati vengono chiamati soltanto per discutere come gestire gli esuberi: noi diciamo no grazie. È come se in una crisi industriale non fosse discussa la crisi ma venisse chiamato il sindacato solo per decidere insieme come licenziare i lavoratori".