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L’Unione italiana sport per tutti si dice soddisfatta per le misure assunte dal governo con il decreto ‘Cura Italia’ a favore dei lavoratori dello sport e chiede che, dopo il momento emergenziale, il tentativo di superare le disuguaglianze sia messo a sistema. Con la chiusura di tutte le attività sportive su tutto il territorio nazionale, dovuta alle misure per contrastare l’epidemia Covid 19, la Uisp, nel suo ruolo di associazione di promozione sportiva e sociale, insieme con Slc Cgil, Fisascat Cisl e Uilcom aveva lanciato l’allarme per 500 mila collaboratori, tra istruttori, preparatori sportivi personal trainer, addetti alla riabilitazione.
“Lo sport in generale e quello sociale ancora di più soffre di questa situazione perché nel tempo si sono stratificate le disuguaglianze di riconoscimento e anche di risorse assegnate”, spiega Vincenzo Manco, presidente Uisp, precisando che l’Unione, vista la crisi complessiva, vuole continuare a fare la propria parte sul terreno delle responsabilità nel rapporto con questo governo senza “tirare l’elastico secondo convenienza”. Nel contempo chiede di non dimenticare che nel mondo dello sport sociale esistono specificità legate soprattutto ai collaboratori sportivi, vale a dire tecnici, insegnanti, istruttori “che purtroppo non sono mai stati destinatari di ammortizzatori sociali e nemmeno di provvedimenti a sostegno, perché il cosiddetto compenso sportivo non è mai stato considerato lavoro ma reddito diverso”.
La risposta a questa specificità data dal provvedimento ‘Cura Italia’ costituisce “per noi il gradino al di sotto del quale non si può più andare – prosegue Manco –. In questa fase emergenziale ci assumiamo il nostro carico, però questo deve essere un punto di non ritorno sul quale lavorare in prospettiva”. I lavoratori di cui parla il presidente di Uisp sono, per la maggior parte, gli istruttori, “quelli che ogni giorno hanno davanti le loro dieci persone per condurre attività fisiche dedicate alla ‘grande età, agli anziani e non solamente, e che vengono riconosciuti con il compenso sportivo, quello stesso che la finanziaria del 2018 ha individuato in un reddito innalzato a 10 mila euro, contribuendo ancora di più, in prospettiva, ad aumentare il precariato”.
Al termine della fase emergenziale l’Uisp avanzerà quindi una serie di richieste all’esecutivo perché davvero le norme varate a favore dei lavoratori dello sport costituiscano un punto di non ritorno. “Innanzitutto rivendicheremo, come piattaforma di battaglia sociale, la richiesta di tutele per questo mondo, come previdenza e assicurazione, poi – elenca Manco – chiederemo al ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, di intervenire sui decreti attuativi per il riordino del sistema sportivo italiano, in un’ottica di risoluzione delle disuguaglianze di sistema tra federazioni, enti di promozione, discipline associate, in termini di riconoscimento e di rappresentanza. I numeri sono fortemente sproporzionati e infatti ci sono molti più tesserati dello sport tra gli enti di promozione che tra le federazioni e le disuguaglianze emergono ancora di più in questo momento di crisi”.
Non ultimo il capitolo delle risorse, ancora più necessarie per chi si fa carico di offrire la proposta sportiva sociale, anche in chiave di coesione e solidarietà, come accade in questi giorni. “Servono più risorse rispetto alla normativa precedente – conclude Il presidente di Uisp – e non mi riferisco all’ultimo decreto rispetto al quale ci riteniamo soddisfatti per la risposta che arriva (benché consapevoli che non basta, a noi e a tutte le categorie del Paese), quindi su questo continueremo a impegnarci per capire se in un prossimo provvedimento si potrà rivendicare qualcosa di più per il nostro mondo”.