L'anno nuovo riserva una novità affatto gradita per i pensionati. Già da febbraio, infatti, potrebbero essere costretti a restituire allo Stato una parte della rivalutazione relativa all’anno 2015. Perché? Semplice: quell’anno le pensioni furono calcolate con una inflazione programmata dello 0,3%, ma alla fine l’inflazione effettiva fu dello 0,2. Lo scorso anno, il governo intervenne rimandando questa restituzione a quando l'economia fosse stata effettivamente in ripresa, neutralizzandone così gli effetti negativi. Anche per il 2017 - tenendo conto del fatto che le pensioni per il secondo anno consecutivo non beneficeranno di alcun aumento - il governo si era reso disponibile ad intraprendere la stessa strada, ma per ora non lo ha fatto. Nel decreto Milleproroghe infatti non vi è traccia di un intervento risolutore. Quindi, come ha denunciato subito lo Spi Cgil a livello nazionale, c'è il rischio che in questi mesi le pensioni degli italiani vengano decurtate.
 
Una brutta notizia, questa, anche per i pensionati veneti, che sono circa un milione 270.000 e che percepiscono pensioni medie pari a 1.290 euro lordi al mese. Se non interverranno nuovi provvedimenti, saranno costretti a restituire, forse già nel mese di febbraio, mediamente circa 17 euro nell'arco dell'anno. Cifre non esorbitanti, ma che possono influire sugli assegni più bassi e che, soprattutto, lanciano un segnale non positivo nei confronti di tutti i pensionati italiani, molti dei quali vivono in uno stato di difficoltà economica, se non addirittura d'indigenza.
 
“Non possiamo che unirci alla richiesta fatta dal nazionale – spiega Rita Turati, segretaria generale Spi Veneto –. Quindi, chiediamo al ministro Poletti d'intervenire urgentemente per evitare che si penalizzino ancora una volta milioni di pensionati italiani. In definitiva, invochiamo coerenza, dopo l'importante intesa che è stata raggiunta lo scorso settembre”.