PHOTO
Il comitato direttivo dello Spi Cgil Basilicata ha approvato all’unanimità un ordine del giorno nel quale considera la decisione del Governo di chiudere i porti italiani alle navi battenti bandiera estera e di abbandonare a se stessa la nave Aquarius, con il suo carico di disperazione, "un atto di vera e propria barbarie, che getta un’ombra (invero, del tutto immeritata) sull’insieme del nostro Paese".
"Pensare di tenere in ostaggio 629 vite umane - si legge nell'odg - già segnate dalla sofferenza e dalla violenza, per costruire un caso e provare a forzare il confronto con le Istituzioni europee, pur sapendo che uno dei maggiori ostacoli ad una giusta e necessaria riforma del trattato di Dublino sull’accoglienza degli immigrati nell’Unione Europea e la loro ricollocazione per quote nei diversi Stati viene in particolar modo dai Paesi del gruppo di Visegrad, con in testa l’Ungheria, è quanto di più ripugnante una politica possa progettare".
Secondo i pensionati lucani, "non è con la costruzione di barriere materiali e immateriali che si affrontano i grandi problemi connessi ai fenomeni strutturali delle migrazioni, tantomeno con immaginifici respingimenti biblici di uomini e donne che sono fuggiti da conflitti, carestie, condizioni estreme di deprivazioni, persecuzioni e sofferenze".
"La lezione della storia ci ha insegnato a più riprese dove conduce il radicalismo nazionalista e la diffusione di antiche pulsioni xenofobe e razziste negatrici del rispetto dei diritti umani fondamentali - continua lo Spi nell'ordine del giorno - il sindacato confederale unitario, in un quadro di alleanze sociali più largo deve mettere in campo una rinnovata iniziativa e chiamare il mondo del lavoro, i pensionati, i giovani a contrastare queste derive in Italia e nella Unione Europea".
"L’Italia, purtroppo, più volte, è stata lasciata colpevolmente sola nella gestione dei flussi di immigrazione e delle diverse emergenze che si sono innescate nel Mediterraneo e nessuno Stato europeo è nella condizione di dare lezioni all’Italia - conclude lo Spi - Questa condizione non è più ripetibile. L’Unione Europea in ragione degli irrinunciabili valori di solidarietà e coesione connaturati al suo patto fondativo – non può più eludere la necessità di ricondurre a se la politica di governo dei flussi di immigrazione, in una logica di redistribuzione delle responsabilità e di equa ricollocazione delle quote, a partire dall’apertura di un corridoio umanitario a presidio della salvaguardia della sicurezza di vita e dignità di tante donne, uomini e bambini".