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“Caos inaccettabile, subito il bando senza ritorni al passato”. Con queste parole la Funzione Pubblica Cgil Medici commenta i continui ritardi nella pubblicazione del bando del concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione in Medicina, nel chiedere un impegno immediato da parte delle ministre interessate, Fedeli e Lorenzin. La vicenda, ricorda la Fp Medici, risale al 13 maggio scorso quando “il Miur annunciava il nuovo sistema di accreditamento e le nuove modalità di svolgimento del concorso per l’accesso ai corsi. Ma ancora oggi 13 mila giovani medici sono in attesa della pubblicazione del bando, prevista inizialmente per aprile 2017”.
Il ‘vero intoppo’, fa sapere Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici, “sarebbe nella mancata pubblicazione dei decreti di accreditamento delle scuole di specializzazioni, propedeutici alla pubblicazione del bando. L’Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica, organismo consultivo del Miur e del Ministero della Salute, applicando i parametri strutturali e qualitativi già fissati per decreto, tenendo conto anche delle valutazioni dell’Agenas (Agenzia per i servizi sanitari regionali) per la qualità dei servizi sanitari e dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca) per la misurazione della produzione scientifica dei docenti, avrebbe bocciato 135 scuole di specializzazione (circa una su dieci), per mancanza del minimo di docenti richiesti e di spazi adeguati per la formazione sul campo (dai posti letto a numeri di prestazioni)”.
Si tratta, però, osserva il dirigente sindacale, “solo di un parere contro il quale sarebbero insorti diversi direttori di scuole di specializzazione, e sul quale si sarebbe creato uno stallo. Sembra che per uscirne nei giorni scorsi il Miur e il Ministero della Salute abbiano chiesto all’Osservatorio di motivare meglio il parere, al fine di salvare il maggior numero possibile delle 135 scuole che non dovrebbero essere accreditate rispetto alle 1.433 che hanno fatto domanda”. A riguardo, commenta Cozza, “non vorremmo che questo blocchi un percorso virtuoso che deve comunque vedere più posti per le scuole di specializzazione - afferma Cozza -. Oggi le 6.105 borse statali rappresentano un inaccettabile imbuto per chi si è laureato con anni di studio e sacrifici, anche a fronte delle prossime ondate di pensionamenti. Dall’imbuto dobbiamo passare al cilindro”. La qualità dei percorsi di formazione e un maggior numero di posti potranno, osserva il dirigente sindacale, “essere garantiti dall’allargamento dell’insegnamento sul campo negli ospedali e nei servizi territoriali, ma senza contratti atipici regionali a tempo determinato, che rappresenterebbero solo sfruttamento e declassamento dei giovani medici”.
“Non vogliamo più medici specializzati in chirurgia che non si sono potuti formare nelle sale operatorie ma solo sui libri. Il tutto - continua Cozza - deve essere chiaro, trasparente e meritocratico, passando dalle oltre 400 sedi di esame dell’anno scorso a poche sedi macro regionali, con controlli omogenei, con una unica graduatoria nazionale dove chi ha il punteggio più alto deve poter scegliere sia la scuola di specializzazione che il luogo, fino ad esaurimento”. In questo ambito, dal prossimo anno, propone il segretario nazionale della Fp Cgil Medii, “si dovranno inserire nello stesso concorso anche i posti per i corsi di formazione in medicina generale, che dovranno avere pari dignità di specializzazione, e si dovrà introdurre la laurea abilitante per ridurre i tempi di formazione/lavoro”.
Intanto però “i giorni passano sulla pelle di migliaia di giovani medici ai quali viene negato il diritto alla formazione specialistica, indispensabile per poter accedere al Servizio Sanitario Nazionale. Non c’è più tempo da perdere - conclude Cozza - le ministre Fedeli e Lorenzin, si impegnino per l’immediata pubblicazione del nuovo regolamento del concorso, dei decreti di accreditamento delle scuole e del bando con le nuove regole, superando le resistenze legate a vecchi interessi che si nascondono dietro a farraginosità burocratiche. Un ritorno al passato sarebbe inaccettabile”.