“La Cgil, insieme ai tanti che vorranno condividere questo percorso, presenterà una legge di iniziativa popolare sulle aziende confiscate per segnalare l’urgenza d’intervenire sul tema in un momento in cui la crisi rischia di minare quel tessuto democratico e quella coesione sociale favorendo il consenso sociale a chi nell'illegalità offre una prospettiva al non lavoro”. A scriverlo è Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil, in un articolo pubblicato oggi su L’Unità. Nell’incipit dell’articolo, Sorrentino definiva “alquanto pericolosa”, se le disposizioni legislative non cambiano, la “propensione alla vendita dei beni confiscati” manifestata dal ministro Cancellieri.

“Lo spirito della legislazione di contrasto agli interessi mafiosi – spiega la segretaria confederale della Cgil – era quello meritorio di sottrarre beni e patrimonio e ridestinarli ad uso ‘sociale’”, ma “il successo meritorio di forze dell'ordine e magistratura nel sequestro e confisca dei beni ha dimostrato non solo l'ampiezza e complessità gestionale a cui l'Agenzia nazionale non riesce a far fronte (12.083 è il totale dei beni di cui 1.552 aziende, dati Anbc aprile 2012) con l'attuale dotazione organica e le risorse ad essa rese disponibili ma anche perché, ormai, il fenomeno ha una dimensione tale che va affrontato con strumenti adeguati”.

Il rischio, infatti, sottolinea Sorrentino, che “tali beni finiscano nelle mani di chi li deteneva prima, con la ‘ripulitura’ dal gravame di ipoteche, la risoluzione dei contratti e i concordati con i creditori è molto alto ed esempi in tal senso ci sono già”. “Per questo il rating di legalità, pur meritoria iniziativa, non basta e non è sufficiente – scrive ancora Sorrentino –, occorre una legislazione che legga i cambiamenti e li affronti con adeguatezza. Alla Confindustria proponiamo di aprire una riflessione su questi aspetti approfondendo anche ciò che il sistema di impresa può fare per aiutare il contrasto alle infiltrazioni”.