Volere è potere! Questo dovrebbe essere non solo lo slogan, ma anche il principio guida per combattere un fenomeno troppo diffuso in Italia quale è l'occupazione irregolare, chiamata più comunemente "lavoro nero".
Da una stima fatta dal Cnel nel suo rapporto di ricerca sul mercato del lavoro 2009-2010 risulta che l'occupazione irregolare per unità di lavoro ammonta al 15% del totale. IL 15% del totale!!! Per essere più chiari circa 3 milioni di lavoratori prestato la propria opera in modo "invisibile", cioè lo Stato non sa della loro esistenza non solo in termini quantitativi, ma anche in termini fiscali e previdenziali, oltre che assicurativi. Questo è gravissimo!! Del lavoro nero parlerò in un altro post, altrimenti mi allontanerei troppo dall'oggetto di questo, che è l'introduzione degli indici di congruità.

Gli indici di congruità possono essere considerati un primo passo sostanziale verso la lotta intelligente al lavoro nero; certo è che se non c'è un valido controllo continuo degli strumenti adoperati non si può essere sicuri di combatterlo. Comunque, essi prendono vita dalla legge n. 296/2006, ossia la legge finanziaria del 2007, che prevedeva appunto la loro introduzione in via sperimentale in base al settore di lavoro, alla categoria delle imprese ed al territorio.

In sostanza, l'impresa dovrà dimostrare di rispettare valori minimi di incidenza della manodopera sul costo dell'opera, cioè l'impresa dovrà anticipatamente dichiarare il valore del costo della propria manodopera più i contributi Inps e Inail da versare, più i contributi delle casse edili. Questi valori minimi saranno dichiarati come percentuali rispetto al valore dell'opera complessiva. Questi valori minimi sono stabiliti appunto dagli indici di congruità, fissati dall'accordo del 28 ottobre dalle parti sociali dell'edilizia. Gli indici di congruità stimano una valore minimo di manodopera necessaria affinchè un'impresa porti a compimento una determinata opera; quindi, essi fungono da discrimine tra regolarità ed irregolarità delle prestazioni d'opera dei lavoratori.

L'accordo del 28 ottobre riprende, come detto, la legge 296/2996 ed entrerà in vigore in via sperimentale nel 2011 ed in via definitiva nel 2012. La gestione di questi nuovi indici è affidata al Cnce, cioè alla Commissione nazionale paritetica per le casse edili (cos'è il Cnce? Vedi http://www.cassaedile.it/ ), che già si occupano del Durc, ossia il documento unico di regolarità contributiva (cos'è il Durc e a cosa serve? vedi http://www.cassaedile.it/durc/index.html). Se le imprese non attestano di rispettare gli indici di congruità, il Cnce non rilascerà il Durc.

Sicuramente l'applicazione (anche se senza fretta!) da parte delle istituzioni statali e parzialmente delle imprese (dato che tali indici valgono solo per il settore edilizio) segna un passo sostanziale verso la lotta al lavoro nero.
Tale strumento dovrebbe essere esteso a mio avviso urgentemente alle imprese agricole, laddove il fenomeno del lavoro nero si intreccia inestricabilmente con il fenomeno dell'immigrazione clandestina, oltre che in tutti gli altri settori imprenditoriali.

Come sostengono due eminenti politologi March e Olsen, c'è bisogno di tempo ed abitudine nel loro esercizio pratico, affinchè le idee nuove si radichino nelle menti delle persone. Quale insegnamento per il lavoro nero?
Per combattere tale fenomeno, è necessario iniziare, iniziare a diffondere strumenti pratici come gli indici di congruità, sensibilizzare i più giovani ed i meno giovani all'argomento, parlando della gravità non solo etica dell'impiego del lavoro nero in qualsiasi forma e momento, dal "caporalato" (vedi i fatti di Rosarno) alle badanti in nero.

E' necessario abituarsi all'idea che regolarizzando l'occupazione irregolare si permette ad una buona fetta della nostra penisola di emergere non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche dal punto di vista della ricchezza; basti pensare alle cose strettamente connesse ai vantaggi ottenibili dall'emersione del lavoro nero, come la regolarizzazione dei contributi previdenziali ed assicurativi, la tutela effettiva della sicurezza sul posto di lavoro e contro il "licenziamento nero" (o schiavitù, non c'è molta differenza dagli schiavi egizi!), ma anche alle cose non strettamente connesse come la possibilità di sviluppare servizi pubblici più efficienti (ad esempio, la connessione tra trasporti pubblici e spostamento dei lavoratori), favorire il turismo, aumentare il grado di cultura, senso civico e rispetto tra le persone, tra lavoratori e datori.

IL CAMBIAMENTO PARTE DA OGNUNO DI NOI, DALLA NOSTRA VOLONTA', DAL NOSTRO CORAGGIO. DOBBIAMO RESPONSABILIZZARCI IN TUTTO E PER TUTTO!