Licenziati i 14 dipendenti della Soil Geo, azienda sotto sequestro da ottobre 2012, operante nel campo delle trivellazioni e consolidamento terreni. L'azienda, appartenuta all'imprenditore Sergio Troia, ha chiuso i battenti dopo che i nuovi amministratori giudiziari Mauro Mascellaro e Giuseppe Polizzotto, subentrati a settembre alla precedente gestione, hanno ravvisato una crisi aziendale sul piano economico e finanziario. Tant'è, che l'azienda non è stata più in condizione di operare. Pertanto, è stata messa subito in liquidazione.
“A quasi cinque anni dal sequestro Troia, veniamo a conoscenza, dopo il confronto con i nuovi amministratori, che l'azienda ha accumulato debiti e che il capitale sociale è stato depauperato – dichiara Piero Ceraulo, della segreteria Fillea Palermo –. Abbiamo chiesto di procedere a un piano di ristrutturazione aziendale, attingendo agli ammortizzatori sociali. Ma l'azienda non ha voluto saperne”.
Secondo la Fillea, la Soil Geo, nel campo delle trivellazioni del suolo, avrebbe potuto trovare spazio nei cantieri del passante e dell'anello ferroviario. “Ma l'azienda non ha voluto partecipare agli appalti, ritenendo di essere ormai fuori mercato – aggiunge il sindacalista –. Sta di fatto, che l'appalto l'ha vinto poi un'azienda che ha chiesto in prestito pezzi di macchinari alla Solgea. La Fillea proseguirà con l'acquisizione di tutte le informazioni possibili. Chiediamo alla sezione misure di prevenzione del tribunale di fare un accertamento in merito al buco di bilancio, che si è creato negli ultimi anni e di cui siamo venuti a conoscenza solo adesso”.
Nell'accordo sottoscritto tra Fillea e liquidatori, il sindacato ha chiesto l'inserimento di 24 mesi di clausola di salvaguardia per i lavoratori in caso di cessione ad altre aziende interessate all'acquisizione societaria o all'affitto aziendale, un'indennità aggiuntiva per il danno causato dal licenziamento e il pagamento in anticipo dei periodi di cassa integrazione. Quando nel 2012 la Soil.Geo è andata in amministrazione giudiziaria, sono stati congelati tutti i debiti e l'azienda è ripartita da zero.
“Era in una condizione di vantaggio per poter riscuotere i crediti e rimettersi sul mercato. Tenere in vita un'azienda di questo tipo è già difficile per un imprenditore. Affidare l'azienda a persone senza alcuna esperienza nel settore è stata una sconfitta – commentano i lavoratori –. Il risultato è stato che l'azienda è diventata sempre meno competitiva e si è autoesclusa dal mercato. Non sono stati più acquistati i ricambi per i macchinari e il parco macchine si è depauperato. Fin quando l'azienda non è uscita da qualsiasi ambito lavorativo, riducendo sempre più il numero di nuove commesse e limitandosi a esaurire quelle passate. Nell'agosto 2017, quando è subentrato il nuovo amministratore, ha trovato i conti in una situazione disastrosa”.