"Più di qualche fondazione lirica pensa di trovare una soluzione alle difficoltà di quadratura di bilancio azzerando i diritti dei lavoratori più deboli". Così dichiara Emanuela Bizi, segretaria nazionale Slc Cgil. "Per evitare ricorsi, allungare il pagamento della prestazione lavorativa "da qui all'infinito e oltre" si assumono i lavoratori in aggiunta al proprio organico con partita iva e compensi indecorosi. Si tratta di artisti, musicisti, attori, danzatori ai quali si impone vincoli quali ad esempio garantire presenza a un determinato orario e giorno comunicato dal teatro anche oralmente, obbligo a vestirsi e truccarsi come richiesto, non assentarsi o svolgere altra attività nel periodo previsto dal contratto e cessione dei diritti di ripresa e radiofonici."

"Questi artisti vengono chiamati perchè sono previste in alcune opere, oltre al personale stabile - prosegue la sindacalista. Professionisti che un tempo venivano assunti con un contratto di lavoro a termine con retribuzione prevista dal Contratto Nazionale. Ma si sa la crisi di questi grandi teatri  che fino ad oggi ha comportato grandi sacrifici economici per i lavoratori dipendenti, non si risolve. Troppo poche le risorse pubbliche al settore e poca vigilanza sulle gestioni."

"Chiamare attori per fare i mimi, come è successo recentemente all'Opera di Roma, pretendendo di pagare per 25 giorni di di prova e 5 repliche la somma una tantum di 600 euro lordi, ci pare un vero e proprio insulto a dei lavoratori professionisti. L'anno precedente per la stessa opera il teatro aveva pagato 1.000 euro omnicomprensive di recite (7) e prove. E se la scusa del teatro è che ci sono poche risorse, noi ci chiediamo perchè non si prevede di razionalizzare altri costi che non siano sempre quelli del costo dei dipendenti e dei lavoratori intermittenti."

"Si faccia una vera azione di forza verso il Ministero dei beni culturali e quello dell'economia per trovare risorse certe e sufficienti. L'Italia è un fanalino di coda rispetto agli altri paese europei rispetto agli investimenti nel comparto culturale, stanziando (2014) l'1,4% rispetto al Pil, mentre la media europea è del 2,1%, ma è anche un Paese dove due parlamentari possono presentare un articoletto che regala otto milioni di euro ad un Teatro, mentre la situazione del comparto dello spettacolo dal vivo è in grande difficoltà, e una recente ricerca sulla condizioni degli artisti italiani, certifica il dato drammatico di professionisti con redditi insufficienti a coltivare la loro professione. L'83,4% delle donne guadagna meno di 10,000 euro all'anno contro il 71,3% degli uomini che dichiarano medesimo reddito: per i professionisti dello spettacolo con età inferiore a 30 anni, il 93,9% guadagna meno di 10.000 euro netti."

È per questo che Slc Cgil ha inviato alla direzione generale dello spettacolo dal vivo questa segnalazione, "perchè davvero, non si può consentire che la soluzione alla crisi dei teatri si trovi affamando gli artisti."