No a regolamentazioni difformi rispetto alla normativa europea sull'orario di lavoro e sui riposi dei dirigenti medici. A dirlo sono i sindacati della dirigenza medica e sanitaria (Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Fesmed, Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Medici, Fassid), diffidando Regioni, Province autonome ed enti del Servizio sanitario nazionale a regolamenti in materia né a fare contrattazioni sindacali decentrate regionali o aziendali.

Dal 25 novembre 2015 il lavoro di tutti i medici dipendenti pubblici e privati dovrà infatti essere riorganizzato in modo da adeguarsi integralmente alla normativa europea sugli orari di lavoro e sui riposi, conseguentemente all'applicazione della legge 161/2014. I sindacati ricordano che il decreto 66/2003, all'art. 17, “demanda infatti espressamente al livello nazionale delle relazioni sindacali la possibilità di prevedere, entro determinati limiti, eventuali possibilità di deroghe agli articoli 4 (tempo massimo di lavoro settimanale), 7 (riposi), 12 e 13 (lavoro notturno) dello stesso decreto legislativo”.

Per un intero anno, rilevano i sindacati, “le istituzioni competenti hanno ignorato il problema, continuando senza riguardo a operare tagli indiscriminati di personale. Oggi, all'ultimo minuto, come ormai è prassi di una gestione politica costantemente emergenziale del Ssn, assistiamo a uno scaricabarile a cascata dal livello nazionale a quello regionale, e da questo a quello aziendale”. Questo si traduce nel “rischio inaccettabile di far ricadere le responsabilità di tali incapacità organizzative, e dei conseguenti disservizi a danno dei cittadini, sui soliti capri espiatori delle inefficienze del Ssn: i lavoratori dipendenti, in particolare i dirigenti medici e sanitari”.