"Riteniamo grave quanto predisposto, in merito alle sedi regionali della Rai, nel testo di parere della Commissione parlamentare di vigilanza Rai sul rinnovo della concessione di servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale". Lo annunciano Slc, Uilcom, Ugl informazione, Snater e Libersind-ConfSal, in una nota congiunta.
"La modifica apportata, invece di andare nella direzione di una valorizzazione delle realtà locali, immaginando una implementazione tecnologica e di organico, mantiene la negativa dicitura di 'presidi redazionali' e apre a una collaborazione con le emittenti private 'virtuose' per l'informazione locale. Non è neanche chiaro se questo stesso modello lo si voglia utilizzare anche per i centri di produzione decentrati, sedi regionali in cui l'attività produttiva è ampliata per rappresentare le istanze delle comunità e identità linguistiche presenti, condizione che produrrebbe un pesantissimo danno gestionale, produttivo e di personale".
"Evidentemente tale impostazione della Commissione contraddice quanto da noi richiesto: ridefinizione e valorizzazione delle sedi regionali e superamento del concetto, introdotto dalla legge 89/2014, con cui il governo definì anche il prelievo forzoso di 150 milioni del canone Rai, di semplice presidio redazionale. La proposta aprirebbe l'ideazione e la realizzazione delle attività di servizio pubblico, e in particolare dell'informazione locale, a soggetti non pubblici e non concessionari di servizio pubblico, quindi esenti dagli obblighi predisposti in convenzione nei confronti della Rai (trasparenza e indipendenza, ad esempio, e relative penali che possono essere predisposte da ministero dello Sviluppo economico e Agcom in caso di mancata attuazione)", proseguono le sigle di categoria.
"Inoltre, surrettiziamente, si avvierebbe un ennesimo utilizzo del canone difforme dalla propria finalità istituzionale. E infine, inutile dire che gli effetti primi di tale progetto sarebbero il blocco del turn over, con il progressivo svuotamento delle sedi Rai, a detrimento della qualità del prodotto. Respingiamo con forza tale proposta e nei prossimi giorni promuoveremo in tutte le sedi regionali presìdi davanti ai siti o presso le Istituzioni locali, chiedendo la cancellazione di questo parere a salvaguardia della Rai, del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale e dei livelli occupazionali", conclude il comunicato.