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Ad agosto erano 108, ora sono salite a 208. Sono le prestazioni mediche - esami di laboratorio, visite, risonanze, tac, trattamenti genetici e allergologici, operazioni come l'estrazione e la ricostruzione dei denti -, che il ministero della Salute considera superflue, se non inutili, per una corretta diagnosi, e in quanto tali da tagliare il più possibile. Una riorganizzazione della macchina sanitaria che dovrebbe permettere un risparmio di 2,3 miliardi in tempi brevi per le casse dello Stato, nell'ottica della razionalizzazione e del contenimento della spesa (sul totale di circa 13 miliardi devoluti ogni anno al settore). Il provvedimento, ancora in preparazione, che poi si tradurrà in un apposito decreto legge, è stato presentato ieri ai sindacati dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
"Le prestazioni fornite dal Servizio Sanitario Nazionale devono essere appropriate ma è inaccettabile scaricare la responsabilità e il costo sulle spalle del cittadino che viene costretto a pagare. Così come l’appropriatezza non si realizza 'per decreto'". Con queste parole Stefano Cecconi, responsabile Politiche della salute della Cgil nazionale, commenta le restrizioni proposte dal ministro Beatrice Lorenzin per visite ed esami. "Quella che il ministro Lorenzin sta compiendo - prosegue Cecconi - è un'operazione delicatissima, che riguarda la garanzia dei Livelli essenziali di assistenza, ed è condizionata pesantemente dai tagli alla sanità. Per questo il confronto con i sindacati medici è utile ma non basta: è inconcepibile che una questione così rilevante venga trattata senza un confronto con tutte le forze sociali, che rappresentano milioni di cittadini utenti del Servizio sanitario nazionale".
Nettamente contrarie all'operazione sono tutte le sigle sindacali dei camici bianchi, dalla Fp Cgil alla Federazione dei medici di famiglia (Fimmg). 'Abbiamo espresso perplessità e contrarietà – dice il segretario della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza –, soprattutto relativamente alla volontà di prevedere una sanzione pecuniaria per i medici, nel caso in cui non rispettino i criteri fissati dal ministero per l'erogabilità di visite ed esami a carico del Servizio sanitario nazionale. È un sistema punitivo sbagliato".
Contrarietà, aggiunge Cozza, "perchè, nei fatti, si traduce in un altro taglio alla sanità. In conseguenza di ciò, gli utenti dovranno pagare di tasca propria varie prestazioni in determinate situazioni, mentre altre criticità sollevate riguardano il fatto che le prestazioni prese in considerazione sono relative ai vecchi livelli essenziali di assistenza Lea che risalgono al 1996. Insomma, è giusto avere linee-guida contro l'inappropriatezza prescrittiva, ma non si può procedere con 'diktat e liste di prescrizione', che rischiano solo di minare il rapporto di fiducia tra medico e paziente. L'anamnesi è un atto medico complesso, che non si può racchiudere in una griglia di criteri".
Dubbi pure in merito ai criteri in base ai quali le Regioni saranno chiamate a garantire un'applicazione omogenea dei nuovi dispositivi di appropriatezza su tutto il territorio. Duro il giudizio di Silvestro Scotti, leader della Fimmg: 'Siamo assolutamente critici alla previsione di sanzioni pecuniarie e alzeremo i toni della nostra protesta. Il provvedimento rientra nell'ambito della mobilitazione indetta dalla federazione degli ordini dei medici Fnomceo. Così si riduce il ruolo del medico. A questo punto, amplieremo la nostra mobilitazione; ci saranno gli Stati generali, già annunciati dalla Fnomceo, e alzeremo i toni sulla perdita del ruolo medico legata al fatto che i medici debbano prescrivere come fossero dei delinquenti. Il medico, invece, già normalmente si comporta usando criteri di appropriatezza".
Anche il sindacato medici italiani (Smi) dice 'no' alla 'black list sulle prestazioni: si produrranno conflitti con i pazienti, abusi interpretativi da parte delle aziende sanitarie e delle regioni, quindi un forte contenzioso
amministrativo e, spesso, giudiziario'. Le proposte di modifica al provvedimento da parte dei sindacati di categoria dovranno essere inviate entro venerdì, stesso giorno in cui dovrebbero arrivare alcuni ulteriori chiarimenti da parte del Consiglio superiore di sanità che ha già espresso parere favorevole all'operazione. Poi, secondo l'iter previsto, il provvedimento dovrebbe passare all'esame della Conferenza Stato-Regioni.
La Lorenzin ha già annunciato l'intenzione di avviare un tavolo tecnico con le Regioni, a cui spetta l'applicazione del provvedimento e delle eventuali sanzioni, in modo che l'attuazione sia omogenea su tutto il territorio nazionale, e infine ha ribadito che nella legge di Stabilità 2016 saranno inserite le nuove norme sulla responsabilità professionale per arginare il fenomeno della medicina difensiva.