"Lo sciopero che abbiamo proclamato per il 24 marzo non è per il mancato accordo sulla vertenza del gruppo Caltagirone, ma sull'evoluzione che essa comporta rispetto alla tutela del contratto collettivo nazionale di lavoro". Così, in un comunicato unitario, le segreterie nazionali di Slc, Fistel e Uilcom.

"Noi proviamo a difendere gli editori e le imprese stampatrici da una concorrenza sleale, che il vicepresidente della Fieg pratica nelle proprie aziende. Nonostante la nostra inoppugnabile disponibilità al dialogo e al confronto costruttivo, ampiamente dimostrata in tutte le sedi, qualcuno ritiene che le regole che sottoscriviamo possono essere destrutturate a proprio piacimento. È altresì innegabile la nostra volontà, espressa a partire dal 2010, d'innovare il contratto alle trasformazione tecnologiche che sono intervenute sui prodotti della comunicazione e informazione, un ccnl che possa essere in grado di dare, nel contempo, risposte alla grave crisi del settore e offrire nuove opportunità operative ai lavoratori poligrafici", proseguono i sindacati.

"È altresì innegabile (e non strumentale) la nostra proposta per la costituzione di un tavolo di filiera, che abbia in prospettiva un nuovo e unico contenitore contrattuale, con un necessario protocollo d'intesa tra di noi e la vostra associazione, che ne definisca tempi e modalità. Rispetto al confronto con Caltagirone, che destruttura, di fatto, con le sue scelte il ccnl, non abbiamo sentito o letto alcun atto ufficiale da parte di Fieg. Quindi, non abbiamo indetto lo sciopero nazionale di settore per la vertenza Caltagirone, ma per mantenere nel perimetro contrattuale quelle attività, per mantenere strumenti e tutele per i lavoratori del settore e per dare dignità alle scelte che insieme abbiamo intrapreso per la messa in sicurezza del Fondo di previdenza contrattuale, costituito nel lontano 1959", concludono i confederali.