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Si perdoni la facile battuta, ma è difficile parlare di “sicurezza sul lavoro” all’interno del “comparto sicurezza”. Un ambiente dove l’osservanza dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori delle forze dell’ordine è spesso affievolita dalla mancata applicazione di norme che, nel caso di altri lavoratori, sono invece maggiormente rispettate. Un esempio calzante è la carenza di tutele all’interno delle cosiddette “Aree riservate” individuate dal decreto legislativo 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro.
Per il comparto sicurezza il tempo dei diritti che tutelano i lavoratori è fermo: l’applicazione della norma è rinviata a decreti attuativi non ancora emanati, mentre i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) non sono mai stati né nominati né eletti. Dal 1997 le segreterie provinciali dei sindacati maggiormente rappresentativi sul territorio nazionale si sostituiscono agli Rls, sovrapponendo al naturale ruolo politico e sindacale una competenza tecnica che non deve e non può essere di natura negoziale, senza ricevere, tra l’altro, alcuna formazione sull’argomento della sicurezza sul lavoro.
Una situazione paradossale, che va affrontata politicamente su tutto il territorio nazionale. Certamente a tutela della categoria, ma anche dei cittadini: lavorare in sicurezza, per un poliziotto, significa anche lavorare in mezzo alla gente, lavorare per la gente, nella riconosciuta consapevolezza che i carichi di lavoro sopportati dalla nostra categoria in mezzo alla strada, in condizioni ambientali spesso difficili, logora precocemente i lavoratori.
Ed è davvero paradossale che all’interno del comparto sicurezza i datori di lavoro, ovvero i questori e tutti i dirigenti che godono di autonomia funzionale territoriale, non abbiano ancora provveduto ad assolvere all’obbligo di legge di valutare il “rischio da stress correlato”, come appunto previsto dal decreto legislativo 81/2008. Un obbligo di legge mai rispettato, la cui inosservanza, tra l’altro, non è stata ancora sanzionata penalmente.
A Genova il Silp Cgil¸ svolgendo le funzioni di Rls, ha diffidato tutti i datori di lavoro (a partire dal questore) ad adempiere a tale obbligo. Tale legittima rivendicazione, tra l’altro, trova fondato supporto nella risposta ottenuta dal Silp Cgil nazionale all’interpello rivolto alla competente Commissione che opera presso il ministero del Lavoro, che nel luglio 2014 ha confermato che anche nelle nostre “Aree Riservate” sia obbligatorio effettuare la valutazione del rischio stress lavoro correlato.
Proprio in questi giorni il Dipartimento della pubblica sicurezza ha cercato di gettare un “salvagente” ai datori di lavoro sparsi su tutto il territorio nazionale, divulgando delle linee guida finalizzate a supportare tale valutazione. Queste linee guida, però, tendono a generalizzare la valutazione dello stress nei nostri ambienti, senza arrivare a definizioni precise. Suggerendo, tra l’altro, percorsi organizzativi interni lunghi e farraginosi, allo scopo di protrarre all’infinito una valutazione che in concreto non sarà mai realizzata.
È inaccettabile che il Dipartimento della pubblica sicurezza, invece di cogliere l’occasione di affrontare seriamente il problema dello stress lavorativo all’interno di una categoria che conta un altissimo numero di suicidi, tenti di aggirare l’argomento con linee guida non adeguate. Per questo motivo il Silp Cgil di Genova continuerà la propria azione vertenziale nei confronti di quei datori di lavoro che non provvederanno a valutare tale rischio, non escludendo ovviamente la possibilità di rivolgersi all’autorità giudiziaria competente per denunciare le violazioni di legge penalmente rilevanti.
* segretario generale Silp Cgil Genova