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“La tensione sociale aumenta, dagli sgomberi a Milano alle proteste di Tor Sapienza a Roma. Eppure la sicurezza è sempre nel mirino delle varie manovre che hanno tagliato i i fondi e gli organici delle forze di polizia. Secondo il ministero dell'Interno, nel 2013 i colpi presso le abitazioni sono aumentati del 6%, le rapine e gli scippi in strada del 12%”. Così Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil, intervistato da RadioArticolo1 nella trasmissione Italia Parla (qui si può ascoltare il podcast).
“Non è facile mantenere la coesione - osserva l'esponente del sindacato di polizia - perché insieme alle legittime proteste di chi sta perdendo il lavoro o la casa, c'è chi nella piazza si infiltra e riesce a produrre effetti nefasti. Bisogna sempre ricordarsi che i poliziotti sono lavoratori, come quelli che manifestano, ma quanto accaduto anche di recente a Roma (il riferimento alla carica contro gli operai della Ast) è stato profondamente sbagliato. Non si doveva usare la forza. È ovvio, poi, che la nostra presenza da sola non può risolvere i problemi sociali, per quelli servono risposte a monte”.
Dopo i fatti di Roma si sta discutendo di nuove regole di ingaggio per le manifestazioni, si parla di una cosiddetta area di rispetto ma anche di strumenti alternativi al manganello, addirittura della pistola Taser. “Dobbiamo evitare la militarizzazione delle forze di polizia come negli Stati Uniti, dove le polizie locali si dotano di strumenti da teatro di guerra. Basti pensare a quello che sta accadendo a Saint Louis e a Ferguson”.
Sulla pistola elettrica, osserva Tissone, serve un ragionamento complessivo. “Quando il governo della Svizzera doveva decidere l'introduzione di questo strumento che, peraltro, essendo disabilitante è vietato dalla nostra nostra legislazione, ha analizzato vantaggi e svantaggi affrontando nello stesso tempo anche il tema sanitario del primo intervento: quando la persone viene colpita c'è un irrigidimento muscolare, molto spesso si casca all'indietro e in alcuni casi si rischia anche la vita a causa delle lesioni conseguenti alla caduta. Perciò il tema della formazione diventa veramente ogni giorno sempre più nevralgico. Noi formiamo poco il nostro personale, non abbiamo risorse adeguate e forse questo è il tema vero”.
Invece la legge di Stabilità tende a penalizzare i lavoratori, anche quelli in divisa. “Il blocco dei contratti è vergognoso, l'ulteriore proroga è veramente penalizzante. Ma non è una novità: in qualsiasi provvedimento legislativo degli ultimi tempi si tende a tagliare i diritti conquistati negli anni. Penso al tema previdenziale e non solo, ai blocchi del tetto salariale e degli stipendi. Tutte ragioni che ci hanno ci spinto fino a minacciare lo sciopero. I lavoratori della sicurezza, lo ricordo, con impegno e sacrificio continuano a garantire servizi indispensabili in particolare per i più deboli che non possono permettersi una sicurezza privata. Chiedono la dignità di poter lavorare con strumenti e retribuzioni adeguate, in stabili che non siano fatiscenti”.
Il Silp è sempre stato vicino ai familiari di coloro che generalmente sono definiti morti di stato, in particolare ricordare i nomi più simbolici, Aldovrandi, Cucchi, Uva. “È il modo migliore - conclude Tissone - per difendere gli operatori della polizia. Quando una violenza porta alla morte di una persona è importante che vi sia la massima trasparenza. Detto questo va anche riconosciuto che vi sono situazioni difficili rispetto alle quali l'operatore si trova a far fronte, e nell'attività professionale di un poliziotto ce ne sono molte. Perciò il tema della formazione diventa ancora più strategico. In generale, i cittadini si devono fidare di noi, non ci devono essere tabù. Abbiamo criticato anche le posizioni di altre organizzazioni sindacali rispetto a questi episodi. Il miglior servizio che possiamo fare all'intera categoria affinché la gente si senta sicura è dire che noi siamo i primi a voler fare piena luce quando avvengono determinati episodi”.