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“La condizione dell'occupazione in Sicilia è purtroppo tragica da sempre. La nostra regione sicuramente non ha avuto dei vantaggi dal jobs act, anzi è vero il contrario. E' chiaro che soffriamo anche per gli episodi di corruzione e concussione nella pubblica amministrazione che alla fine favoriscono anche un crollo dell'occupazione, basti pensare a quanto avviene nell'ambito degli appalti”. A dirlo ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1 è il segretario regionale della Cgil Sicilia Monica Genovese.
In Sicilia si discute molto della manovra finanziaria regionale, un testo sommerso da una pioggia di emendamenti. “Eppure sul lavoro non c'è praticamente nulla - afferma ancora Genovese - perché manca un disegno complessivo che possa veramente aiutare l'occupazione. Proprio oggi pomeriggio i nostri segretari generali sono stati convocati dal governatore della regione siciliana per affrontare i temi della finanziaria del bilancio regionale. Un bilancio che zoppica, e in cui manca una strategia che punti allo sviluppo industriale, del terziario, dell'agricoltura. Il quadro è veramente desolante, in una regione sulla quale tra l'altro insistono due aree di crisi già definite: Termini Imerese, con la tragedia abbastanza nota della Fiat, e il Petrolchimico di Gela e di Priolo”.
Per quanto riguarda Gela, siamo al 22esimo giorno di proteste dei lavoratori del Petrolchimico e dell'intera città, che chiede al governo nazionale di essere ascoltata, e all'Eni di mantenere i patti. Dell'accordo che era stato stipulato, però, a quanto dice la sindacalista, “non è stato realizzato nulla, per lo meno per quanto riguarda il protocollo del novembre scorso. Dispiace dire che anche sul tema degli ammortizzatori in deroga, quelli che dovrebbero coprire tutto l'indotto, non è stato fatto nulla da parte del governo regionale, se non i famosi tre mesi di cassa in deroga per il 2016. Noi chiediamo invece che questi ammortizzatori abbiano un periodo più lungo, per lo meno di 12 mesi. Così da consentire l'avvio dei cantieri e quindi lo sblocco delle autorizzazioni sia da parte del ministero che della regione”.
Molti lavoratori dell'indotto gelese, tra l'altro, non stanno ricevendo alcun sostegno al reddito, “perché gli ammortizzatori in deroga sono praticamente cessati il 31 dicembre 2015. E anche quelli relativi al periodo precedente non sono stati ancora erogati materialmente per intoppi di tipo burocratico che stanno coinvolgendo un po' tutti i lavoratori dell'isola, non soltanto i lavoratori dell'indotto dell'Eni. E' chiaro che in una situazione di cronica mancanza di lavoro questa situazione diventa più pesante e più problematica”.
Il lavoro, in effetti, manca anche dei dipendenti delle Poste, che con il cambio del sistema di recapito dovranno andarsene in mille. E lo stesso vale per i dipendenti Unicredit, che sull'isola, a differenza che altrove, taglia ma non riassume, e di Almaviva, dove in bilico ci sono 2500 persone. “E' una moria di colletti bianchi - conclude Genovese -. Parliamo di grandi gruppi con grandi responsabilità nella mancanza di strategie aziendali. I cambiamenti organizzativi intervenuti all'interno di Poste o dei dei sistemi bancari finiscono così per essere pagati solo e esclusivamente dei lavoratori. Per quanto riguarda i call center, invece, è noto che su tratta di una forma di occupazione precaria e assolutamente purtroppo non tutelata, con tutti i rischi che ciò comporta per i lavoratori. Il problema è che spesso questo lavoro diventa l'unica forma di sostentamento delle famiglie. Quindi nel momento in cui si vengono a perdere le certezze, ci troviamo di fronte a un problema di tipo sociale”.