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Medici in prima linea. Non solo il titolo di una serie televisiva americana di successo, ma la fotografia fedele delle corsie ospedaliere che – non solo in Italia – da giorni stanno affrontando la diffusione del coronavirus. Da questa mattina l’emergenza è sbarcata ufficialmente in Sicilia, con il caso di una turista bergamasca risultata positiva ai controlli e ora ricoverata all'ospedale Cervello di Palermo. E tra gli operatori sanitari del capoluogo dell'Isola cresce la preoccupazione. Basta scorrere le chat dei gruppi di medici e infermieri presenti in ogni luogo di lavoro per leggere messaggi di questo tenore: “Così come in caso di catastrofi, vigili del fuoco e militari sono in prima linea nella difesa del cittadino, in questo momento di emergenza sanitaria, le nostre professionalità devono essere al totale servizio degli utenti. Io, naturalmente, sono a disposizione: però vorrei gli strumenti per operare in sicurezza”.
Questa mattina le organizzazioni sindacali si sono autoconvocate davanti al direttore generale dell'Arnas Ospedale Civico, Roberto Colletti, per rappresentare l’apprensione degli operatori all'interno dell'azienda e ottenere che vengano predisposte tutte le precauzioni per salvaguardare la salute del personale. “Siamo abituati a operare in situazioni di potenziale rischio”, ci racconta Salvatore, operatore sanitario dell’istituto di cura palermitano: “Ogni giorno trattiamo pazienti con patologie infettive come epatiti o hiv e nessuno si è mai tirato indietro lavorando con le corrette precauzioni. Abbiamo chiesto particolare attenzione alla formazione dei coordinatori delle aree a rischio e disposizioni specifiche per il personale delle ditte di pulizie impegnato nella sanificazione dei reparti. Dal nostro punto di vista, sarebbe utile anche ridurre l’accesso dei visitatori: in questo momento meno persone circolano nelle corsie, meglio è”.
I principali timori sono legati all’assenza dei dispositivi di protezione individuale necessari: “Ovviamente – prosegue il lavoratore – è necessario lavarsi le mani di continuo, ma si tratta di un protocollo che fa già parte della formazione di base di tutti gli operatori del settore. Nel nostro istituto c’è assoluto bisogno di un’adeguata dotazione di guanti, mascherine, visiere, occhiali, tutine e camici monouso. Dispositivi fondamentali per operare in tranquillità”.
Nel settore sanitario si stanno acuendo le criticità denunciate da anni, a partire dalle piante organiche troppo risicate che già non permettono di usufruire di regolari riposi o del corretto godimento dei periodi di ferie. “In questo momento – spiega ancora Salvatore – potrebbe accadere di dover far fronte ad assenze dovute al panico che si sta diffondendo tra il personale. C’è il rischio di ritrovarsi con un numero di addetti non adeguato nelle unità operative di prima linea come terapie intensive, pronto soccorsi, reparti di malattie infettive e pneumologia”. E tra il personale a rischio “va annoverato anche quello amministrativo, visto che sono molti gli operatori che si recano giornalmente negli uffici dopo essere stati a contatto con pazienti potenzialmente infetti”.
Sempre questa mattina, Fp Cgil e Cisl Fp provinciali hanno chiesto specifici incontri ai direttori delle aziende sanitarie. Per i rappresentanti dei lavoratori è necessario “gestire la fase attuale con responsabilità e competenza” per ridurre le possibilità di nuovi contagi tra i sanitari, come accaduto in tutti i paesi che fin qui hanno affrontato l’emergenza. “Nella sciagurata ipotesi che qualcuno di loro si ammali – sottolineano – ci sarebbe un paziente in più e un operatore in meno la cui assenza graverebbe pesantemente nell’organizzazione del lavoro”.