“La rideterminazione degli importi previsti per la copia privata, applicabili a smarphone, tablet, chiavette usb ed altri supporti sta sollevando posizioni incomprensibili anche da parte di importati testate nazionali". A dirlo è Emanuela Bizi, segretaria nazionale Slc Cgil: “Siamo convinti che utilizzare il termine tassa per un importo che invece è dovuto a chi crea i contenuti sia una vera e propria disinformazione nei confronti degli utenti. Se l’importo proposto per uno smartphone passa da 0.90 centesimi a 5 euro e venti, e per un tablet da zero a 5.20 euro, è perché non si è provveduto nei tempi corretti ad aggiornare i costi del diritto d’autore, come peraltro prevedeva la norma”.
“E’ davvero singolare - aggiunge la dirigente sindacale - che l’aggiornamento di tariffe dovute agli artisti per il loro lavoro sollevi tante lamentele, trattandosi francamente di importi davvero bassi rispetto al costo dei dispositivi. Queste posizioni d’altro canto sono quelle che ci portano ad essere un Paese che non vuole vedere l’importanza di un settore, quale quello della produzione culturale, in termini anche di rilancio dell’economia. E’ proprio l’arte in senso lato, che ci fa riconoscere grandi primati nel mondo”.
“E’ importante che i consumatori sappiano che pagare questo importo dà loro il diritto di riprodurre ad uso personale testi e brani coperti dal diritto d’autore", conclude Bizi: "Il diritto d’autore è tutelato anche in Paesi quali la Francia e la Germania. Forse gli interessi in questo campo sono molti, ma noi ci sentiamo di difendere il diritto degli autori soprattutto perché sappiamo che gli artisti godono di ben pochi diritti in questo Paese”.
Siae: Slc Cgil, equo compenso su cellulari non è 'tassa'
6 febbraio 2014 • 00:00