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Si chiamava Nouhou Doumbia, veniva dal Mali e aveva solo 25 anni. Arrivato in Italia da circa un anno e mezzo, come tanti altri giovani pieni di speranza, cercava un vita migliore e aveva sulle spalle il peso di un intera famiglia, che contava su di lui per sopravvivere. Era uno dei tanti giovani attivisti che avevano partecipato alla manifestazione del 1 marzo a Caserta, contro lo sfruttamento, il lavoro nero e il caporalato, in occasione dello sciopero transnazionale dei migranti.
E’ morto pochi giorni fa, nell’incendio divampato nel ghetto di Rignano nel Foggiano.
A partire da questa tragedia, si è tenuta lunedì 6 marzo alla Cgil di Caserta un’assemblea dei braccianti agricoli migranti. "In memoria del giovane Doumbia e di tutti i morti di sfruttamento e di povertà - spiega Emanuela Borrelli, responsabile delle polittiche sociali per la Cgil di Caserta - abbiamo deciso che oggi più che mai non dobbiamo abbassare la testa. Abbiamo programmato un fitto calendario di iniziative, di assemblee, di presidi delle rotonde della schiavitù della nostra provincia. Da Jerry Masslo, a Paola Clemente, al giovane Doumbia. In questo paese lo sfruttamento lavorativo ha ucciso troppo".
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"Oggi il nostro messaggio è forte e chiaro - continua Borrelli - noi non ci fermiamo, restiamo uniti e continuiamo ad informare, a parlare, a presidiare il territorio e ad agire con tutti gli strumenti in nostro possesso perché le Istituzioni intervengano per tempo, perché non c’è bisogno di attendere la tragedia quando si sa perfettamente dove e come intervenire. Ma soprattutto, esigiamo dalla nostre Istituzioni un tutela completa ed estesa per le vittime dello sfruttamento, a partire dal rilascio del permesso di soggiorno, quale strumento di legalità e garanzia dei diritti".