Agricoltori, industriali, artigiani, commercianti, con la sovraccapacità produttiva che si ritrovano e la renitenza a retribuire adeguatamente il lavoro, di chi lavora per loro, non fanno al meglio il loro fare.
Proprio chi produce e Commercia merci standardizzate, quelle soggette a rapida obsolescenza tecnologica, a rapido degrado fisico/chimico, a ridotto ciclo vitale, ad accelerata sostituzione, stanno lì gonfi di offerta inacquistata che perde valore e brucia ricchezza. Sta qui la crisi.
Già, finchè i Consumatori, con il debito, hanno messo una pezza ai redditi insufficienti pur di acquistare tutto si è vista la crescita. Ora non più.
Il meccanismo dello scambio domanda/offerta risulta impallato: si vende e si acquista in maniera insufficiente a sostenere quella crescita.
E qui viene il bello: quelli della sovraccapacità hanno, insomma, bisogno di vendere; quelli che hanno acquistato tutto hanno da vendere la capacità di acquisto per racimolare denaro e poter magari tornare ad acquistare ancora tutto.
Già, proprio in questo trambusto si intravvede la soluzione: per Lor Signori acquistare la domanda. Beh, si, investire i profitti messi in cascina per dotare i Consumatori di idonea capacità di spesa nei confronti delle loro merci; così venderle e rifare profitto.
Eggià, se alcuno si azzarda ad investire per produrre, si investa almeno per smaltire il già prodotto per poi riprodurre.
Giustappunto una diversa allocazione delle risorse di reddito, tra i soggetti economici impiegati nel ciclo produttivo, si mostra indifferibile per restituire equilibrio al mercato ed uscire dalla crisi.
Eggià, crescita senza dover fare altro debito; viepiù crescita che riduce il debito: una cuccagna!
Se non si investe per produrre, si investa per smaltire il prodotto
Agricoltori, industriali, artigiani, commercianti, con la sovraccapacità produttiva che si ritrovano e la renitenza a retribuire adeguatamente il lavoro, di chi lavora per loro, non fanno al meglio il loro fare.
8 settembre 2011 • 00:00