PHOTO
“Ben vengano le norme per accelerare la ricostruzione post sisma 2016, ma le procedure di semplificazione previste dalla legge di conversione del Dl 29 ottobre 2019 n.123, oltre ad ampliare il ricorso ai subappalti nei lavori privati, rischiano di essere un regalo ai furbetti della ricostruzione come da tempo denunciamo e come ora inchieste giornalistiche stanno dimostrando”. È la denuncia della Fillea Cgil dopo l’approvazione definitiva in Senato del decreto 'terremoto'.
“Al riguardo, sia chiaro: ogni scelta che riduce il numero dei passaggi di controllo da parte degli enti pubblici, magari condensandoli in iter semplificati, va bene. Cosa bene diversa è, però, far fare venire meno il ruolo della pubblica amministrazione di verifica e controllo sulle pratiche di concessione dei contributi che, ricordiamo, paghiamo tutti con le nostre tasse, così come fa la norma appena approvata. Norma che stabilisce che sia il professionista stesso ad autocertificare la completezza e la regolarità, non solo tecnica ma anche amministrativa, della conformità edilizia e urbanistica degli interventi e quindi del contributo economico che lo Stato riconosce”.
“Insomma, la pubblica amministrazione si priva di meccanismi di verifica e controllo, cedendoli al libero professionista come mai finora era stato fatto, riducendo il tutto a possibili controlli a campione sul 20% delle domande presentate. Con tutto il rispetto per i professionisti, è la pubblica amministrazione che garantisce il rispetto delle norme, la terzietà, la sicurezza dei cittadini. Invece, qui stiamo assistendo a una sorta di esternalizzazione/privatizzazione delle funzioni di controllo pubblico sulla ricostruzione del Centro Italia. Un fatto gravissimo”, continua la Fillea.
“Altro che applicazione del Durc di congruità contro il lavoro nero, altro che controlli per autorizzare i contributi pubblici solo dopo essersi assicurati il rispetto delle leggi, dei contratti, dei regolamenti, altro che lotta a corruzione e infiltrazioni criminali. Il messaggio che si dà è che non potendo migliorare o potenziare la pubblica amministrazione è meglio far fare ai privati tramite autocertificazione, anche quando si parla di contributi pubblici e di materie delicate come la ricostruzione di case e paesi”, aggiunge il sindacato delle costruzioni Cgil.
“La vera alternativa sarebbe stata quella di distinguere tra lavori di piccolo importo per danni lievi, su cui ridurre a un unico passaggio l’autorizzazione degli uffici speciali per la ricostruzione, e lavori più complessi e di maggiore importo per cui si sarebbero potuti condensare tanto i passaggi autorizzativi che il controllo ex post al momento del pagamento del contributo pubblico al termine dei lavori (Sal finale), rafforzando gli organici degli uffici speciali e degli stessi comuni del cratere, come da mesi stanno chiedendo sindaci e presidenti di regione”, conclude il sindacato.