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Si è tenuto a Firenze, per la durata di tre giorni, un corso di formazione con al centro la partecipazione organizzativa dei lavoratori e su come contrattarla, riprendendo i dettami dell’accordo interconfederale sui modelli di relazioni fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, firmato il 9 marzo scorso.
“In casa nostra – spiega Rosario Strazzullo, coordinatore area contrattazione Cgil nazionale – abbiamo definito un modello più ampio di partecipazione, di cui l’aspetto della formazione è solo il primo tassello. Nell’ambito del corso, è stato specificato cosa s’intende per partecipazione dei lavoratori alle scelte organizzative d’impresa, una cosa distinta dal coinvolgimento. Certo, parlare oggi di questi argomenti può sembrare una chimera. Il problema è vedere laddove le condizioni strutturali d’impresa possono favorire una ricerca di questo tipo e come attuarla”.
Roberto Iovino, dirigente Flai nazionale, ha partecipato da corsista allo stage fiorentino. “Il settore agroalimentare ha molte facce. Si passa dalla raccolta dei pomodori nei campi con i lavoratori migranti sfruttati dai caporali, alle grandi eccellenze nelle aziende di produzione e trasformazione, dove si fa tanta innovazione e sono presenti le più moderne tecnologie: nella cosiddetta agricoltura di precisione si lavora sulla falsariga di industria 4.0, con l’utilizzo dei droni. Il corso mi ha aiutato a vedere dov’è possibile introdurre meccanismi di partecipazione dei lavoratori all’insegna della cogestione e della codeterminazione. Una tecnologia avanzata che non metta in discussione il ruolo dei lavoratori, ma al contrario ne valorizzi le competenze”.
“Durante il corso, abbiamo esaminato importanti accordi di secondo livello: all’Heineken, ad esempio, c’è il coinvolgimento del personale attraverso le commissioni paritetiche, che permette di contrattare un’innovazione aderente ai bisogni di datore dei lavoro e lavoratori. Nel nostro settore vi sono tipologie imprenditoriali assai differenti. Registriamo un’enorme eterogeneità: da un lato, è presente una forte cultura d’impresa nel manifatturiero e nella trasformazione, anche a livello di piccole e medie aziende. Sull’organizzazione del lavoro, fa scuola Barilla, dove da una decina d’anni le competenze dei lavoratori sono esaltate sul piano dell’innovazione, con commissioni congiunte su turnistica, salute e sicurezza, welfare. Purtroppo, la cultura della partecipazione la stragrande maggioranza degli imprenditori non l’ha mai messa in pratica, in una logica tesa a inseguire unicamente il profitto. Il punto discriminante è una contrattazione integrativa che favorisca le condizioni del cambiamento in direzione dei lavoratori”, rileva Iovino.
“Entrambi i livelli di contrattazione sono basilari. Il primo è parimenti importante per la partecipazione. Di sicuro, i ccnl possono svolgere un ruolo fondamentale e nel corso è stato ricordato come ciò già avvenne con il contratto nazionale dei metalmeccanici negli anni Settanta, poi ripreso da altri contratti”, osserva Strazzullo.
“Anche nel settore delle costruzioni le tipologie di lavoro sono molto diverse. Si va dal comparto dei lapidei, con i lavoratori delle cave, a quello del legno e del mobile, con i lavoratori che si occupano di arredi della nautica. La partecipazione dei lavoratori è più facile nel grande processo produttivo e più difficile negli appalti e nelle pmi. Per costruire partecipazione bisogna frequentare i lavoratori dei cantieri, controllando che tutto vada bene e facendo attenzione per prevenire incidenti e malattie professionali. Per questo, è importante una formazione territoriale tutta improntata alla sicurezza. Nella mia ‘cassetta degli attrezzi’ dal corso di Firenze riparto con tanto coraggio, soprattutto nel dire sempre quello che penso, al fine di incentivare i colleghi a portare avanti il nostro grande ideale Cgil senza abbattersi mai, nemmeno se hai di fronte, come nel mio caso, una grave crisi decennale come quella che sta vivendo il mio settore”, sostiene Maurizio Liverani, segretario Fillea Forlì.
“Non c’è un unico modello di partecipazione e non c’è un’unica forma. Questo è il merito principale del corso. Pensiamo al caso dell’esperienza emiliana della partecipazione negoziata, alle esperienze di Pesaro e di Milano sulla gomma plastica e a tanti approcci sindacali diversi per determinare processi di carattere partecipativo. Vogliamo aumentare le ricchezze di esperienze e di culture per approcciare meglio la materia. Perciò il prossimo modulo sarà dedicato al confronto fra le esperienze, mentre la terza fase sarà in chiave sperimentale sull’innovazione in modo da avere un ulteriore arricchimento delle strategie sindacali. Del resto, partecipazione, contrattazione e rappresentanza sono i tre punti dell’accordo con Confindustria. L’obiettivo è rinnovare l’insieme delle strategie sindacali”, conclude Strazzullo.
“Oltre alla partecipazione, la Cgil sta lavorando a corsi di formazione per ‘dare gambe’ a tutto il resto dell’accordo interconfederale del 9 marzo. Uno dei temi sarà l’insieme delle sfide che quell’intesa apre a Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e alle altre associazioni d’impresa. La materia della contrattazione nei diversi luoghi di lavoro è centrale in tutta l’attività formativa. Dobbiamo guardare a una contrattazione sempre più inclusiva e complessa. Il tema della partecipazione, in tale ambito, è essenziale. Dobbiamo trovare le soluzioni più adeguate, che saranno diverse da realtà a realtà”, afferma Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.