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“Il mercato del lavoro italiano non è più duale come si diceva una volta. La disuguaglianza principale – che nasce ben prima della crisi – è quella del reddito perché sono stati ridotti i diritti. Per questo abbiamo pensato alla nostra riforma, la Carta dei diritti universali del lavoro, che non a caso all'articolo 5 richiama il diritto a un compenso equo e proporzionato facendo eco all'articolo 36 della Costituzione con un riferimento anche alla contrattazione collettiva, cioè al principio dell'erga omnes”. Così Riccardo Sanna, coordinatore dell'area politiche economiche e di sviluppo Cgil, ha spiegato nel corso di un dibattito dedicato alla giusta ed equa retribuzione (qui un articolo dello stesso Sanna che entra nel dettaglio) durante le Giornate del Lavoro in corso a Lecce.
Una sponda in Parlamento sulla Carta potrebbe esserci. “Se la Cgil raccoglierà le firme per la legge di iniziativa popolare – ha annunciato il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto – mi impegnerei a calendarizzarla immediatamente in conferenza dei capigruppo per fare in modo che venga discussa in Parlamento”. L'esponente di Sel ha poi criticato la relazione del nuovo presidente di Confindustria: “È chiaro che il tema del rinnovo dei contratti non sta in testa né a Confindustria né al governo. Per noi la grande questione è invece quella dell'equa e giusta retribuzione legata al lavoro, diventato sempre più merce povera”. Lo conferma la testimonianza di Giuseppe Rolli, un lavoratore della Technical Center di Nardò, nell'intervista che ha preceduto il dibattito: “Da noi – ha raccontato – ci sono circa 250 dipendenti, però circa la metà è in somministrazione ormai da 15-20 anni. Questo mese, che per fortuna c'era un po' di lavoro, ho fatto undici giorni, ma ci sono mesi e mesi in cui non facciamo nemmeno una giornata”.
Filo conduttore del dibattito è stato il salario minimo legale. Con il rischio, come ha ricordato la ricercatrice di Adapt Silvia Spattini, di livellare il salari verso il basso. Su questo è arrivato il chiarimento di Annamaria Parente, esponente del Pd in Commissione Lavoro del Senato “Quello del salario minino – ha detto – è l'unico punto del Jobs Act su cui il governo non ha ancora esercitato la delega dopo che le parti sociali, pur nelle differenze, hanno espresso in sede di audizioni parlamentari forti perplessità sull'intervento di legge”. La senatrice dem ha poi ricordato il recente incontro con il leader Cgil Susanna Camusso sulla Carta: “Fa un passo in più rispetto alla storia del sindacato quando all'articolo 5 parla di lavoro autonomo. È una grande novità nell'ottica di difendere il lavoro, non si era mai vista una cosa del genere. Interessante anche il diritto al sapere, sono questi i nuovi diritti di oggi, la competenza è essenziale per il futuro.
La Carta, ha concluso Sanna, parla anche di ore di riposo, esistenza libera a dignitosa. “La nostra proiezione verso i parasubordinati e gli autonomi è una vera rivoluzione per il sindacato. L'idea è estendere la contrattazione a tutti i lavoratori, prima ancora che a tutti i settori. Abbiamo più precari noi che il resto dei paesi europei, l'Italia è il secondo paese con disoccupati disponibili a lavorare. La crescita – ha concluso – si deve basare sulla qualità del lavoro. Ma serve anche un intervento pubblico che detta le regole, solo così si può creare occupazione”.