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E tutto slittato al prossimo 3 marzo. Il piano di riforma sulla 'Buona scuola' verrà presentato dal governo la prossima settimana. Al ministero dell'Istruzione i tecnici stanno cercando, non senza fatica, di trovare un equilibrio fra le dichiarazioni del premierMatteo Renzi, che lo scorso 3 settembre ha presentato il dossier con le riforme che trasformeranno la scuola italiana e la realtà della complessa macchina scolastica italiana. C'è poi il dettato costituzionale che per un decreto-legge prevede due requisiti imprescindibili: necessità ed urgenza. Per questa ragione martedì 3 marzo il decreto-legge dovrebbe contenere soprattutto il piano di assunzione dei precari, 125.000/148.000 in tutto, e l'organico funzionale legato a queste assunzioni.
La discussione sul provvedimento "non è slittata" dal 27 febbraio al 3 marzo. "Non era stata ancora fissata la data. Avevamo detto che la volontà politica era di discutere e questo come primo provvedimento dopo il jobs act e la prima data utile che ha messo tutti i ministri nella condizione di essere presenti, per una fase importante della legislatura, è martedì. La data è stata indicata per la prima volta". Si è giustificata così il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, ai microfoni di Radio Anch'io su Radio uno. Lavorare sul provvedimento, ha aggiunto Giannini, "è complicato ma siamo a lavoro da molti mesi".
"La decisione del Governo di rinviare alla prossima settimana il decreto sulla scuola conferma l'incertezza e la confusione sui contenuti da dare ai provvedimenti". E' quanto invece afferma Domenico Pantaleo, Segretario generale della Flc Cgil. Il sindacato ribadisce la "radicale contrarietà alla decisione di affrontare materie contrattuali e di riforma della scuola con la forma del decreto legge. Serve un confronto di merito attraverso il coinvolgimento delle scuole, delle forze sociali e del parlamento. Sulla stabilizzazione dei precari è mancato qualsiasi confronto. In questo modo sarà negato il diritto al lavoro per migliaia di precari, con il tentativo esplicito di aggirare la sentenza della Corte di Giustizia Europea", prosegue la nota.
"Si vogliono imporre in materia di istruzione e formazione, scelte regressive e autoritarie. Per queste ragioni siamo pronti a contrastare la ulteriore demolizione della scuola pubblica, la mortificazione della dignità e dei diritti dei lavoratori. Basta con la demagogia e gli annunci a effetto. Per cambiare la scuola servono investimenti veri e il rispetto dei principi e dei valori della Costituzione", conclude Pantaleo.